
Sessanta volte auguri, oggi, mercoledì 8 luglio, per Perrone, funambolica ala-trequartista dell’Atalanta di Lippi (e non solo) che sfiorò l’Europa. Ma lui ci aveva giocato…
C’erano Roberto Bordin, il cugino d’arte Stefano De Agostini e Oscar Magoni a correre, Paolo Montero dietro e Ricardo Alemao in mezzo. Davanti, Maurizio Ganz, insieme a gente come Roberto Rambaudi e Carletto Perrone, un’ala d’origine (oggi diremmo esterno alto) capace di fare tutto. Proprio lui, il padovano, che si merita sessantuno volte auguri in questo giovedì 8 luglio 2021 di attesa per Atalanta-Sampdoria, era una delle colonne della Dea versione Marcello Lippi, che ventisette anni or sono lasciò la qualificazione all’Europa, leggi Coppa Uefa, al Cagliari di Carletto Mazzone per un solo punticino: 37 a 36.
PERRONE E LIPPI: SENZA EUROPA PER 1 PUNTO. L’allora presidente alle prime armi Antonio Percassi, a fine stagione, non confermò l’allenatore viareggino, passato dal Napoli alla gloria juventina nelle tappe successive e in futuro a quella azzurra di stampo mundial. Ma la magia di quell’annata 1992-1993 resta legata a Perrone, bravo a timbrare il cartellino anche in Coppa Uefa (al Fenehrbace, a Bergamo, nel 4-1 del 7 novembre ’90) sotto la gestione di Piero Frosio e del subentrato Bruno Giorgi (eliminati ai quarti dall’Inter) per chiudere con la Dea nel ’94 con la retrocessione Guidolin-Valdinoci&Prandelli. 5 gol in quella stagione lippiana, decisivi (anche se con un solo matchball) per 3 vittorie (3-2 al Napoli, 1-0 a Firenze, 2-1 alla Juve) e per il 2-2 in casa della Roma, mentre al Sant’Elia non servì.
PERRONE, UN’ALA DA EUROPA. Carletto, nato a Padova l’8 luglio 1960, cresciuto nei biancoscudati e sbocciato nel Vicenza con cui giocò col futuro compagno atalantino Eligio Nicolini, nei primi due anni del quadriennio bergamasco dopo aver vestito le maglie pure di Empoli, Triestina, Campobasso e Bari, incrociò anche un big dell’Europa di Emiliano Mondonico come Glenn Peter Strömberg. Lui si trovava spesso a giocare largo o dietro le punte o Ganz, dopo essere stato compagno dei vari Evair, Caniggia e Bianchezi.
PERRONE E LA PANCHINA. Chiusa la parabola sul campo a Padova, cui aveva fatto gol in Coppa Italia il 28 agosto del ’91, in panchina Carletto ha sempre girato al largo del grande impero, in provincia: giovanissimi del Padova, Berretti e Primavera del Cittadella, Piovese a due riprese, Novara come vice di Tesser, Mondonico e Aglietti conducendola anche da responsabile tecnico insieme a Giacomo Gattuso e giovanili della Sacra Famiglia nella sua città dove ha allenato anche Fulvio Simonini. Tanti auguri, quella vittoria costruita quasi da solo (gol e assist) con la Juve, la penultima in A della serie, e il gol ai turchi in Europa non si dimenticano. Così come 115 partite e 15 palloni nel sacco in A, 9 e 1 nella Coccarda e 8 e 1 in Coppa Uefa.
