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Eriksen, c’è speranza di rivederlo in campo? Parola a due esperti

Il danese si è pian pian ristabilito ma ancora non è chiaro se potrà di nuovo indossare i tacchetti e, se sì, in quale campionato

Al centrocampista dell’Inter Christian Eriksen è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo,  un apparecchio pronto a intervenire in caso di problemi cardiaci ma che, in Italia, al momento non consente lo svolgimento di attività fisiche. 

Il danese però, dopo aver superato i dovuti esami di rito, potrebbe tornare a giocare in un altro campionato europeo oppure, se si riuscirà a diagnosticare una causa reversibile, addirittura in Serie A, come sottolinea lo specialista Riccardo Cappato, direttore del centro di elettrofisiologia clinica e aritmologia del gruppo Multimedica di Milano, intervistato dal Corriere dello Sport: “Nel caso di Eriksen le ipotesi sono svariate. Mancano elementi della sua storia clinica e di quanto appurato dagli specialisti dell’ospedale danese. Non abbiamo nemmeno informazioni sulla defibrillazione in campo. Di certo la crisi cardiogena è stata grave”.

“Un blocco del cuore da fibrillazione conseguente ad aritmia grave, imprevista e improvvisa. Cause possibili? Molte. Una potrebbe essere preesistente mai individuata e stabile, tipo la cardiomiopatia congenita o la sindrome di Brugada, oppure una miocardite infiammatoria da causa grave, o un disturbo elettrolitico. La causa infiammatoria, se si riesce a diagnosticare, è per esempio una causa reversibile, che potrebbe consentire a Eriksen di arrivare a togliere il defibrillatore e quindi tornare a giocare a calcio in Italia”.

Franco Cecchi, specialista in Malattie cardiovascolari e Cardiomiopatie, fondatore e presidente dell’associazione di pazienti con cardiomiopatia, ricorda i risultati negli screening: “Possibile una miocardite infiammatoria, per esempio da mononucleosi o da citomegalovirus o da un virus che lo ha infettato in modo asintomatico anche mesi prima. O a causa di una vecchia presenza virale che si è riaccesa. Avere queste informazioni ci permetterebbe di sapere se ha avuto una passata infezione, se è rimasta latente un’infiammazione che può portare a una miocardite e a un’improvvisa crisi del ritmo”.

“Allora si cura la causa dell’infiammazione e quando si è sicuri che è “spenta” si potrebbe anche togliere il defibrillatore, se questo ostacola il via libera al ritorno in campo“, spiega al Corriere dello Sport, “(…) Quando è arrivato all’Inter è stato sottoposto a tutti gli screening cardiovascolari. E in Italia siamo severissimi in questo campo. Era tutto a posto, così come negli screening inglesi fino al 2019. Ora si possono fare solo supposizioni perché non conosciamo i risultati degli esami fatti in ospedale a Copenaghen. Purtroppo, non c’è coordinamento tra federazioni e tra società calcistiche. Si potesse avere la storia clinica di Eriksen, e non solo quella cardiaca, si potrebbe realmente fare una previsione precisa”.

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