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Gallo, il gol anti Juve e gli altri: i compleanni dell’11 settembre

51… estati per l’autore del famoso gol in Coppa Italia che sbatté fuori la Juve. Zanoncelli fu una comparsa, Maniero e Acquafresca bomber mancati

Era nel famoso centrocampo degli architetti di Emiliano Mondonico. Dal 5 febbraio allena il Potenza, dopo aver conteso alla Juve Under 23 con la sua Ternana la Coppa Italia di Serie C l’annata prima della promozione in B sotto Cristiano Lucarelli. Ma agli occhi dei tifosi dell’Atalanta Fabio Gallo, che oggi, sabato 11 settembre, spegne 51 candeline, resterà sempre quello dell’acuto nel sette al minuto 117 che sbatté i big bianconeri di Marcello Lippi fuori dalla Coppa Italia nel terzo turno, il 25 ottobre del 1995, su apertura del compianto Chicco Pisani. Entrato a un tris dal novantesimo per Domenico Morfeo, trequartista col nativo di Bollate davanti alla difesa e Marco Sgrò a destra (e Gigi Lentini a sinistra, ma dalla stagione successiva, quella con Pippo Inzaghi centrattacco), quella sera il canto del Gallo fece urlare Bergamo fino alla Maresana. Ne condividono il compleanno in tre. La meteora-jolly (in difesa c’erano Barcella-Progna, buonanotte…) Francesco Zanoncelli (54), 6 presenze (2 in Coppa Italia) nel 1989, sulle 536 (con 19 reti) da pro, per sparire con le liste suppletive in autunno, da milanese e milanista di nascita, ex Empoli, proveniente ai tempi dal Monza, una goccia nel mare del Mondo prima di ripartire a Brescia e passare anche per Padova, Ascoli, Lecce, Cagliari, Genoa, Crotone e Spal ritirandosi trentaseienne. Quindi Filippo Maniero (49) e Robert Acquafresca, soltanto 34 ma a fine corsa dopo l’esperienza al Sion due annetti or sono.

IL CANTO DEL GALLO E LA JUVE. La parabola di Gallo, da ex del Brescia fresco dell’annata precedente, prende le mosse dalle giovanili dell’Inter (scudetti Allievi ’87 e Primavera ’89) per poi affrontare la gavetta dalla C2 in su: Oltrepò, Spezia, Alessandria e, chiusa la parentesi nerazzurra, dal 2001 al 2009, Ternana, Como, Treviso, Torino e Novara chiudendo a quota 39, 600 partite e una quarantina di palloni in porta di cui 188 e 3 (1 “contestato”, vedi sotto) a Bergamo. Dal 1995 al 2001, da trequartista istintivo arretra fra gli architetti del Mondo (anche Daniele Fortunato, of course) tornando in A dopo la retrocessione del ’98 e il biennio cadetto con Lino Mutti. Chiude qui con 6 presenze (2 in campionato) al piano di sopra, Giovanni Vavassori in panchina. In 156 presenze tra A e B, a segno soltanto con l’Udinese il 18 gennaio ’98 quando a negargli il titolo di match winner fu Bierhoff. A metà settimana, il suo meglio: terzo gol alla Fiorentina (passato però per autorete di Torricelli…) nell’andata dei quarti di Coppa Italia il 2 dicembre ’98 (3-2, poi 0-1), per 26 presenze e 2 palloni nel sacco nel trofeo della coccarda. A proposito, l’assalto nel ’96 si concluse proprio nella doppia finale persa coi viola di Ranieri.

GALLO IN PANCHINA. Da tecnico, invece, inizi con Allievi Nazionali (ora Under 17) e la Primavera di Zingonia, tutto tra 2009 e 2012, con un seguito tra Giacomense, Brescia (vice di Marco Giampaolo), Spezia, Santarcangelo, Como e ancora nel Levante ligure dove ha svezzato Matteo Pessina. La sua famiglia è bergamasca e durante il lockdown tra inverno e primavera 2020 aveva dovuto separarsene: la moglie Alessandra e le figlie Caterina e Andreea. In arancioverde c’erano atalantini d.o.c. come Dario Bergamelli, Marino Defendi e Guido Marilungo. Ora la ripartenza dal terzo campionato nazionale.

MANIERO E ACQUAFRESCA, BOMBER MANCATI. Uno, padovano, timbrò il cartellino il 14, nell’andata del terzo turno di Coppa Italia col Bari. L’altro, di Alpignano (Torino) con mamma polacca e papà di Minervino Murgie, il 22, a Siena, nel primo bottino pieno in trasferta della Dea passata da Angelo Gregucci ad Antonio Conte. 1990 e 2009, un abisso. Maniero e Acquafresca, bomber solo a novembre, delusero le aspettiva. Il secondo, in realtà, segnò il doppio del primo, anche a Cesena a Ferragosto in coppa. Pippo tornò alla base a novembre dopo 8 presenze sotto Piero Frosio (più avanti sostituito da Bruno Giorgi), di cui 6 in campionato, chiuso da Evair e Caniggia. Altrove, benino a Venezia in un tour chiuso a 38 anni: Ascoli, Sampdoria, Verona, Parma, Milan, Palermo, Brescia, Torino, Rangers, Piovese, Legnarese (la squadra dei primi calci, dagli 8 agli 11) e Casalserugo. A casa, nell’Aurora Legnaro, l’ultima esperienza in panchina spesa anche tra Piovese, Maserà, Abano, Albignasego e San Martino, sempre in provincia. Più slanciato e meno fisico, il torinese faceva sperare in una carriera guardando le stelle: 14 presenze nelle Nazionali giovanili segnando pure alle Olimpiadi di Pechino del 2008 (all’Honduras), al fianco o come cambio di Simone Tiribocchi non ce la fece. Lui, prestito genoano dopo essere cresciuto nel Torino ed essere stato interista da parcheggio al Treviso e al Cagliari, non confermò la capacità di trovare la rete dimostrata in Sardegna, 28 nel biennio. In nerazzurro, prima di incrociare la strada di Gian Piero Gasperini per l’altra mezza stagione al Grifone, solo quei 2 piccoli trionfi, in Toscana su rigore autoprocurato, in 14 allacciate di scarpe. 67 gol in carriera, poca roba per un predestinato che non ritrovò lo smalto nemmeno con Cagliari, Bologna, Levante e Ternana.

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