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Toloi, capitano coraggioso. Il difensore-regista che fa anche il bomber

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Il capitano nerazzurro a San Siro ha dimostrato che a 31 anni un difensore non si limita alla trincea. Un regista aggiunto che sa fare il bomber

Ecco la piccola grande storia di un ex terzino o simile chiamato da copione a farla anche da regista. Il dodicesimo gol in 216 presenze nell’Atalanta, oltretutto segnato in quel modo, accompagnando l’azione da difensore che avanza senza paura e capace di un tap-in scaraventato sotto la traversa col piede debole, già da solo basterebbe a definirlo capitano coraggioso. Dimostrando che l’era dei mastini da trincea e stop è tramontata. Ma Rafael Toloi, a 31 anni destinati a suonare il prossimo 10 ottobre, non può essere inquadrato solo nei termini stretti dell’economia del gioco di Gian Piero Gasperini. Qui è questione di spirito della squadra, dell’ambiente e della città. Incarnato alla perfezione dall’oriundo del Mato Grosso, uno a cui piace sognare coi piedi per terra senza conoscere la parola resa.

TOLOI, CAPITANO CORAGGIOSO. Virato diligentemente sul centrosinistra quando il tecnico nerazzurro, nell’area infuocata da sudore e sangue di San Siro, al 18′ del secondo tempo ha optato per la scelta conservativa di un quarto di ruolo, Berat Djimsiti, nominalmente piazzato a destra a fare il pendolino, l’italobrasiliano ha proseguito fino al gong come se nulla fosse. Anche spingendosi quasi sul fondo nell’azione del matchball di Roberto Piccoli purtroppo vanificato dall’occhio di lince della VAR sulla palla già fuori dal campo. Chiamato a uscire su Calhanoglu dopo il vantaggio interista, l’uomo con la fascia al braccio e la barbetta di qualche giorno da bello e possibile ha conseguentemente sguinzagliato Remo Freuler sul portatore di palla Brozovic, con Matteo Pessina, poi sostituito dal nazionale albanese, ad attaccare l’ex Bastoni. Non è solo tattica: è saper compiere quel passo avanti per farlo fare a tutti.

TOLOI, IL DIFENSORE REGISTA. Che parta dal vertice destro o dal sinistro, da presidiare in fase di non possesso ma senza recitare la parte della bella statuina impaurita, per Rafa, felice sposo di Flavia e padre di Maria Rafaela e Leonardo, non fa alcuna differenza. La costante è il suo pieno coinvolgimento nelle grandi manovre, comunque si sviluppino e da chiunque abbiano inizio. Metterci la firma o porgere direttamente la penna per l’autografo di un compagno non sarebbe strettamente roba sua, a dispetto degli assist in numero cospicuo in queste sette stagioni bergamasche, più di una quindicina mal contati. Il punto è proprio questo. Niente compitino, e non c’entrano nemmeno le sgolate del Gasp, che pretende dai centrali esterni discese palla al piede e sostegno alle offensive. Il numero 2 di Gloria d’Oeste, avi trentini anche se il bisnonno David Tolloi, con due elle, pare fosse di Cividale del Friuli, non si limita a eseguire gli ordini. Getta il cuore oltre l’ostacolo, da bergamasco vero. Al gol non-gol dell’ariete di Sorisole era più felice lui del protagonista mancato. Nessuno più di lui merita quella fascia al braccio. E forse non c’era bisogno del partitone milanese per scoprirlo. Toloi è l’Atalanta, Toloi è la Bergamo migliore.

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