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Auguri a Garritano, eroe atalantino fine anni settanta

66 candeline da spegnere per l’ex attaccante atalantino di un periodo sospeso tra A e B prima della caduta in C: Salvatore Garritano

Erano i tempi di Hubert Pircher, poi passato all’Ascoli senza farsi la B, di Ezio Gol Bertuzzo, del fantasista genio & sregolatezza Augusto “Gusto Gol” Scala e prima della retrocessione in C anche di Maurizio Schincaglia, che con Gian Piero Gasperini anni prima aveva soffiato uno scudetto Allievi in maglia Juventus. Spegne oggi 66 candeline Salvatore Garritano, attaccante tecnico e rapido anche nell’Atalanta per un biennio, tra 1978 e 1980, tra Titta Rota, Bruno Bolchi e Giulio Corsini, che nel dopo calcio ha patito una forma cronica di leucemia per poi aprire circa cinque anni fa a Terni un’Accademia Calcio che porta il suo nome, insieme ai figli Francesco e Paolo.

GARRITANO, ATALANTINO ANNI SETTANTA. Ex attaccante di riserva dell’ultimo grande Torino scudettato, quindi nerazzurro nella transizione tra Bortolotti padre (Achille) e figlio (Cesare), dal 2007 il cosentino Garritano deve tenere sotto controllo il male, all’origine delle diatribe che ne hanno frenato l’attività prima assidua di osservatore con frequenti trasferte spagnole. Pomo della discordia, le denunce delle pratiche sanitarie illecite che hanno mietuto vittime come Bruno Beatrice, suo compagno alla Ternana: tutto raccontato ai tempi delle inchieste antidoping della magistratura ordinaria davanti al pm torinese Raffaele Guariniello.

LE CIFRE DI GARRITANO. Garritano, nato a Cosenza il 23 dicembre 1955, zio dell’attaccante ex Chievo e ora Frosinone Luca e di Manolo Mosciaro, ultima stazione conosciuta Aprilia, alla Dea ha lasciato il ricordo di 12 presenze e 3 reti in A prima di una caviglia rotta, penultima avventura ad alti livelli per uno capace di 1 match e 1 gol nella Nazionale Under 23, nonché 10 e 4 in Under 21, 23 gettoni e 5 palloni schiaffati in saccoccia in B. Tinte nerazzurre che in ordine cronologico arrivano dopo il rossoverde e il granata, la gavetta della panchina a Pulici e Graziani ancora negli occhi e nel cuore. Sarà proprio il “suo” Toro, però, con Urbano Cairo in sella, a finire nel mirino dell’intervista rilasciata all'”Espresso” nel novembre del 2010, un j’accuse verso tutto il movimento all’insegna del “prima ti dopano, poi ti cacciano”. Tornato nella massima serie in maglia Bologna, vestì anche le divise di Sampdoria, Pistoiese, Omegna, Sorrento, Latina e ancora Ternana, fertile culla di eroi della Curva Nord come Riccardo Zampagna. Tanti auguri dalla redazione di CalcioAtalanta.

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