Un maestro, un responsabile che puntava molto anche sulle qualità umane, oltre che su quelle tecniche
Se iniziassimo a fare l’elenco di tutti i calciatori che Fermo Favini, per tutti Mino, è riuscito a lanciare nel calcio che conta, domattina saremmo ancora qui a scriverlo. La sua attività da responsabile del settore giovanile inizia al Como, facendo emergere elementi come Vierchowod, Galia, Simone, Borgonovo e via dicendo. Poi, all’inizio degli anni novanta si trasferisce all’Atalanta, instaurando un rapporto che durerà sino al 2014: Morfeo, Tacchinardi, Donati, Pazzini, Montolivo, Bonaventura sono solo alcuni dei ragazzi emersi dal vivaio nerazzurro sotto la sua guida. Poi, a 78 anni, torna al Como.
Favini è stato una persona perbene, rispettato da tutti nel mondo calcio, e sono tantissimi i professionisti ed ex che hanno speso elogi per il loro ex dirigente. Ma il matrimonio fra l’Atalanta e il “Mago di Meda” non è legato solamente a ruoli dietro la scrivania. Favini fu infatti anche un calciatore dell’Atalanta, club che lo fece debuttare in Serie A nel campionato 1960-1961 e che lo confermò anche nella stagione successiva, salvo poi fare ritorno al Brescia con cui aveva già giocato dal 1957 al 1960. A 83 anni, il 23 aprile 2019, morì a Meda, sua città natale, in cui era nato il 2 febbraio 1936.
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