L’ex difensore di Atalanta e Milan torna sul suo recente passato, adesso ha trovato la sua dimensione con la maglia del Venezia
“Sono arrivato a Bergamo a metà gennaio e ho fatto la partita contro la Fiorentina, la prima ufficiale dopo che mi ero fatto male. Ho fatto settanta minuti e ho pensato che fosse andata bene. Poi ho giocato altre due partite e stavo iniziando a prendere il ritmo. È arrivata la partita contro il Valencia a San Siro: non dovevo giocare ma si è fatto male Djimsiti e sono partito dall’inizio. È il ricordo più bello che ho dopo l’infortunio, ho giocato 70 minuti in un quarto di finale di Champions League e abbiamo vinto. Poi c’è stato il lockdown, quando siamo rientrati ho avuto un altro problema al tendine rotuleo del ginocchio, e anche lì è stata dura. Ho pensato: “Ma come faccio? Ho 25-26 anni e ogni due per tre mi faccio qualcosa, ma come è possibile?”. Questo uno stralcio dell’intervista rilasciata da Mattia Caldara alla pagina ‘Cronache di Spogliatoio’.
“Quando ho avuto la possibilità di passare al Venezia, sono venuti addirittura il mister e il direttore a parlarmi qua a Milano, è stata la scintilla che mi mancava. Probabilmente neanche io avevo fiducia in me stesso così tanto come me l’hanno dimostrata loro. La mia compagna mi ha detto: “Come ti ho visto negli ultimi due anni non ti posso più vedere, se pensi che sia la scelta giusta andare e cambiare noi siamo con te”. Questo mi ha portato qui, adesso sono un’altra persona. Sono molto più sereno, torno a casa felice perché riesco ad allenarmi bene e gioco tutte le partite” ha spiegato l’ex difensore dell’Atalanta.