Oggi la prima inoculazione del bolognese Nicola Sansone, che non gradisce quello che considera un ricatto. 5 gennaio: il nodo Green Pass si scioglie?
Calcio e Green Pass, serve davvero quello rafforzato come per qualunque altra categoria di lavoratori come decreto governativo comanda? C’è chi, come Nicola Sansone del Bologna, pur recalcitrante – “Non c’è libertà di scelta, che mondo di m****” -, è solo al primo vaccino. Il mondo del pallone, in attesa delle nuove linee guida per lo sport, con deadline prevista il prossimo 5 gennaio, proprio alla vigilia della ripresa del campionato di serie A, s’interroga come sempre sul filo del rasoio dei distinguo e dei dubbi.
CALCIO E GREEN PASS, CHE CAOS. Esiste anche la questione non da poco, sottolinea la Gazzetta dello Sport on line nel suo focus odierno, delle competizioni internazionali, perché l’obbligo vaccinale de facto e de iure altrove non c’è. Le squadre italiane ancora impegnate tra Champions (Inter e Juventus), Europa (Atalanta, Lazio e Napolo) e Conference (Roma) potrebbero trovarsi a ospitare avversari con giocatori “no vax”. Eppure l’ultimo decreto è cristallino e lampante, vietando gli sport di squadra a chi non possiede il green pass rafforzato (tre dosi oppure guarigione). Fra tre giorni, le possibili deroghe dal Consiglio dei Ministri.
GREEN PASS E SERIE A. Il vaccino cinese e lo Sputnik, tra l’altro, in Italia non sono nemmeno riconosciuti e quindi non costituiscono titolo valido per lavorare come per giocare. Il professionismo, d’altro canto, potrebbe essere un limite giuridico: i calciatori dovrebbero essere tutelati al pari degli altri lavoratori, per cui (tranne categorie citate nel decreto come personale sanitario e insegnanti) dovrebbe in teoria essere sufficiente il green pass base. Ma l’obbligo vaccinale per tutti i lavoratori è questione da risolvere il 5 gennaio, appunto. Si valuta che in serie A siano almeno una decina i tesserati sprovvisti dei requisiti per l’ultima edizione del certificato verde.