Il leader della Primavera nerazzurra, otto minuti o giù di lì in cambio del trequartista titolare, lanciato da Gasperini alle soglie dei vent’anni

Quell’ingresso al posto di un Matteo Pessina che definire spompato è poco, quell’ottovolante di lancetta speso più a coprire che a ribaltare il fronte. Ma il tardo esordiente Alassane Sidibe, dalla Primavera alla prima squadra dell’Atalanta con furore, non è semplicemente un “centrocampista centrale” come la telecronaca del sabato sera in casa della Lazio avrebbe voluto far intendere.

SIDIBE, IL TARDO ESORDIENTE. Intendiamoci: il prossimo ventenne ivoriano, candeline il 9 giugno, al piano di sotto, sul ponte dell’ammiraglia del vivaio, ha ramazzato anche basso davanti alla difesa. Agli ordini di Massimo Brambilla, capace di valorizzarlo nelle ultime due stagioni in un 3-5-2 senza ruoli chiusi e sprangati dopo le sole 7 presenze nella prima, spesa a corroborare gamba e letture tattiche nell’Under 18 (12 partite e decina secca) allora di Stefano Lorenzi. Il suo attuale utilizzo, nondimeno, ondeggia tra la mezzala preferibilmente destra e la posizione dietro le due punte, da primo portatore sano di pressing sul regista altrui.

SIDIBE, IL QUASI VENTENNE DUTTILE. Un punto di riferimento irrinunciabile per il top del vivaio di Zingonia, mezzodestro d’origine fin quando nell’Under 17 di Giovanni Bosi, nella scorsa estate salito di categoria, il ragazzo di Abidjan promosso per la strage di asintomatici fra i big recitava tranquillamente la parte del capocannoniere. 13 palloni nel sacco in 24 presenze, figli della capacità innata di inserirsi per la conclusione secca o lo stacco, letale da situazione inattiva a dispetto di un fisico da normolineo dalle gambe però sveltissime e agili. Un’abitudine mai persa, come quella pessiniana di metterci fiato e gamba a rincorrere il nemico in fase di non possesso. E a questo giro sono 7 in 22, più di chiunque, per una quindicina su 53 allacciate di scarpe in tutto. A quando il salto di qualità?