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Auguri al Gasp e a Delio Rossi, l’unico mister sceso in B tra gli applausi

Delio Rossi

Il miracolo di Delio Rossi, cui portarono via per fare cassa un Pazzini in fiore dandogli Makinwa a gennaio: retrocessi, ma tra gli applausi

Giro di campo e applausi: una routine rarefatta in tempi di pandemia, ma c’era un tempo in cui andavano di moda anche a retrocessione aritmetica. Non è una frase buttata lì per significare la passione sconfinata dei tifosi dell’Atalanta. Perché è esattamente quanto capitato il 22 maggio di 17 anni fa a Delio Rossi, festeggiato di oggi, mercoledì 26 gennaio insieme a Gian Piero Gasperini. La dimensione eroica di quella mezza annata abbondante del tecnico riminese è accentuata dai movimenti di mercato: se pensare di salvare capra e cavoli fagocitati da Andrea Mandorlini cedendo Giampaolo Pazzini per riparare con Stephen Makinwa non era una pia illusione, poco di manca(va).

22 MAGGIO: ROSSI, IN B TRA GLI APPLAUSI. Il traghettatore romagnolo subentrato al conterraneo del ritorno al piano di sopra, tra i primi profeti della zona in Italia a immagine somiglianza di Zdenek Zeman che l’aveva avuto al Foggia in campo nel 1986-1987, resterà per sempre ascritto il merito di aver racimolato 28 punti a fronte dei 7 del neopromosso nelle prime 14 giornate. Contro la Roma, il famoso 22 maggio 2005, a Bergamo, penultima giornata senza più speranze, ko di misura con l’invenzione di Fantantonio Cassano in avvio di ripresa e ciao ciao con la manina alla massima serie.

DELIO ROSSI, UN MONDO DI AUGURI. Per l’operazione risalita sarebbe poi approdato sulla panchina nerazzurra Stefano Colantuono, ma Delio per quella poco più di metà annata da retrocessi mai in discussione a Bergamo ha lasciato il cuore. Nella sessione invernale, come premesso, via il Pazzo e dentro a mo’ di pezza l’esodato genoano. Un maestro nelle capriole senza i superpoteri. Era la Dea del Professore Antonino Bernardini, di Michele Marcolini e dell’imberbe Andrea Lazzari, bravo a cavarsi lo sfizio della nona sinfonia in Coppa Italia di cui una cinquina secca alla Juve agli ottavi. Degli innesti di gennaio Adriano-Migliaccio-Sinigaglia e dei transfughi Comadini-Saudati, le punte di diamante con un futuro da campioni alle spalle benché il milanese all’Empoli avrebbe combinato sfracelli.

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