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Ricoverato in gravi condizioni a Moncalieri Beppe Furino, storico capitano della Juventus degli anni settanta e ottanta

In campo, oltre a ringhiare sull’uomo avversario più pericoloso, vinceva a mani basse: otto scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Uefa e una Coppa delle Coppe. Tutte con la sua Juventus, di cui indossò il numero 4 dal 1970 fino al ritiro 14 anni più tardi, per 528 match conditi da 19 gol (sui 628 e 27 in carriera). Adesso Giuseppe Furino, vicecampione del Mondo a Messico ’70 cogli Azzurri (1 presenza sulle 3 complessive), 75 anni lo scorso 5 luglio, deve affrontare ben altra partita e lottare contro la morte all’ospedale di Moncalieri, città della cintura torinese dove risiede da decenni.

FURINO, UNA VITA PER IL CALCIO. Ricoverato per emorragia cerebrale nella Stroke Unit del Santa Croce, l’ex mediano, tre stagioni fra Savona (con promozione dalla C) e Palermo (in A) in prestito prima di tornare alla base, è in “condizioni stabili pur nella loro gravità”. Nello scorso marzo Furino, nato a Palermo da padre napoletano e madre di Ustica, arrivato a Torino quindicenne e subito entrato nelle giovanili bianconere, aveva perso la moglie Irene per Covid-19. Escluso al momento l’intervento chirurgico. Nel marzo scorso l’ex capitano della Juventus, vincitore tra l’altro di otto scudetti, ha vissuto il dramma della morte della moglie Irene dopo aver contratto il Covid.

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