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Auguri a Divina, al Cobra e a Nedo Sonetti, quello che riportò la Dea in Europa

sonetti

La finale di Coppa Italia col Napoli scudettato nel 1987 riportò l’Atalanta, pur retrocessa in B, in Europa. Sonetti, candeline con Divina e Tovalieri

In comune, i due più anziani tra i festeggiati dell’Atalanta di oggi, venerdì 25 febbraio, hanno la militanza nella Reggina. Quello più recente, che non c’entra nulla, è Sandro Tovalieri, 38 presenze e 8 reti nerazzurre nell’annata 1995-1996 sotto Emiliano Mondonico. Ma dal ’67 al 70′ Bruno Divina e Nedo Sonetti, difensore e futuro allenatore dei bergamaschi, condivisero le battaglie a pelo d’erba sullo Stretto. Il Cobra, che ballò una sola stagione a Bergamo, compie 57 anni; 76 per l’alfiere di Borgo Valsugana nel pallone, 81 per il mago di Piombino, colui che guadagnando la finale di Coppa Italia col Napoli scudettato nella primavera del 1987 fu l’artefice del ritorno in Europa dopo 24 anni.

SONETTI, QUELLO DELL’EUROPA-BIS. I frutti delle fatiche del toscanaccio che da calciatore faceva lo stopper li avrebbe raccolti il Mondo con l’epopea in Coppa delle Coppe fino alle semifinali col Malines, ma lui ancor prima aveva riportato la squadra in serie A dopo quasi un lustro di assenza ereditandola nel 1983 da Ottavio Bianchi, il traghettatore dall’inferno della C. 3-0 là e 1-0 qua dai Ciucci di Diego Maradona e del predecessore diretto sulla panchina, tra 7 e 13 giugno 1987, con la squadra già retrocessa, per un posto al sole. Lo score atalantino di Nedo parla di 45 vittorie a 41 con 72 pari, due salvezze e una caduta, 153 gol fatti a 147.

SONETTI DAL CAMPO ALLA PANCHINA. Centromediano e poi marcatore a quattro con Piombino, Spezia, Reggina e Salernitana, tecnico schietto, umano e focoso il giusto, è storicamente uno specialista di promozioni e salvezze: Sambenedettese (dalla C1), Udinese e Ascoli la prima fattispecie, Torino e Cagliari nella seconda. Altro? Viareggio, Casertana, Spezia e Cosenza, Bologna, Monza e Cremonese, Lecce, Ancona e Ascoli, da mister più anziano della A nel Picchio dal novembre 2006 al posto di Attilio Tesser, a 65 anni suonati, rientrò da Cellino e Brescia per concdersi l’ultimo atto vicentino a quota 69. Nel palmarès, anche la direzione tecnica del Pavia tra 22 settembre e 30 ottobre 2015: no, non era uomo da scrivania.

UNA DIFESA DIVINA. Terzino sinistro fluidificante, come si diceva all’epoca, il giocatore di Borgo Valsugana scrisse 214 partite e 5 gol, tra cui l’illusorio dimezzamento nello score (tuffo di testa su cross di Lello Vernacchia) nel tracollo a San Siro col Milan del 15 ottobre 1973, un 9-3 che resta a tutt’oggi il match con più gol segnati nel massimo campionato. Era la Dea di Giulio Corsini, lo stesso con cui l’ex amaranto, cresciuto nel Rovereto, era risalito dalla cadetteria, dopo essere stato scambiato sul mercato con Luciano Poppi mancando la chiamata alla Lazio del suo mentore Tommaso Maestrelli. Come mister avrebbe avuto anche Heriberto Herrera, Angelo Piccioli, Giancarlo Cadè e Gianfranco Leoncini, prima di chiudere tra 1976 e 1978 nel Trento. 150 presenze consecutive e aver visto sbocciare Gaetano Scirea e Antonio Cabrini, tra le altre cose, raccontano di una bella avventura.

TOVALIERI, UN COBRA IN ATTACCO. Non malaccio avere nel reparto Mimmo Morfeo alle prime armi e Bobo Vieri: soltanto Pippo Inzaghi poteva scalzare uno come Tovalieri, nativo di Pomezia, superbomber di razza, compatto e tecnico quanto rapace. E sempre con la valigia ai piedi del letto, prima e dopo aver trascinato la periferia dell’impero alla doppia finale del trofeo della coccarda con la Fiorentina di Gabriel Batistuta, sconfitte per uno e due a zero il 2 e il 18 maggio 1996. Lui, il Cobra, ci mise del suo imbracciando la doppietta nel 4-2 casalingo ai quarti di finale contro il Cagliari, da ex. Roma, Pescara, Arezzo, Avellino, Ancora, Bari, Reggiana, Sampdoria, Perugia e ancora la via Emilia, chiudendo a 35 anni, le altre casacche. Ha poi avviato una carriera da allenatore delle giovanili giallorosse fino all’Under 17.

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