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Auguri a Monachello e Palese, all’Atalanta di passaggio

Compiono gli anni due giocatori, attaccante e centrocampista preferibilmente di fascia, che nell’Atalanta hanno ballato una sola stagione

L’attaccante mancino dal fisico esplosivo nonché dalla buona tecnica e il centrocampista di fascia che spesso indossava la numero 11. Il giramondo dal grande futuro alle spalle e l’onesto professionista di provincia che a Bergamo arrivò dalle giovanili dell’Udinese in coppia col futuro tri-campione d’Italia Pierino Fanna. A onor del vero, oltre ad aver ballato una sola stagione sulle piste dell’Atalanta, Gaetano Monachello da Palma di Montechiaro e Marino Palese da Cavazzo Carnico, gli altri festeggiati di oggi rispettivamente con 28 e 64 candeline, hanno in comune soltanto le 11 presenze a cranio con la maglia nerazzurra. Da meteore o forse scommesse perse, oppure promesse non mantenute, in due epoche diversissime, la metà degli anni duemiladieci e quella dei mitici settanta quando giocava ancora Antonio Percassi.

L’ABITO NON FA IL MONACHELLO. L’agrigentino nato nel capoluogo, arrivato nell’estate del 2015 alle soglie dell’annata piena di Edoardo Reja in panchina, difficilmente avrebbe potuto trovare chissà quale spazio in un reparto che alla voce prime punte si barcamenava tra German Denis, Mauricio Pinilla e Marco Borriello. Risultato, una sola gioia personale in fondo al sacco, un tap-in il 2 dicembre 2015 nel quarto turno di Coppa Italia alla Dacia Arena di Udine, all’inizio della ripresa, per rispondere al vantaggio del doppiettista Totò Di Natale ma quasi subito rintuzzato dal nuovo vantaggio di Perica. Cresciuto nell’Inter, da Primavera nel Parma prima di girare l’Europa tra Metalurh Donetsk, Olympiakos Nicosia, Monaco (da cui l’avrebbe acquistato la dirigenza di Zingonia), Cercle Brugge ed Ergotelis rimpatriando nella Virtus Lanciano, Monachello, esaurito il giro di prestiti atalantini tra Bari, Ternana, Palermo, Ascoli, Pescara, Pordenone e Venezia, dal 2020 a oggi, a cordone ombelicale staccato, non è esploso nemmeno nel biennio modenese riprendendo buonissime medie gol (46 in 217 match da pro) recentemente nel Mantova.

UNA PALESE METEORA. Il friulano Palese, che giocava largo a sinistra con Lello Vernacchia a destra, mentre il centravanti era Corrado Marmo o Hubert Pircher e Augusto Scala la mezzapunta di fantasia, nella casacca che fa da sempre sognare la Bergamo del pallone sognò due volte in croce. Al Catanzaro, da titolare, il 28 settembre 1975, allenatore Giancarlo Cadè poi sostituito in una mediocre annata cadetta dal vice Gianfranco Leoncini, il matchball a 4′ dalla pausa; contro la Ternana, il 12 ottobre successivo, subentrato al sudtirolese-rompighiaccio fattosi la bua proprio sul gol (14′), il raddoppio a un 13 esatto dal termine. Vivaio Zebrette e un seguito speso tra Cesena, il ritorno a casa con promozione dalla C1 prima che Gigi Delneri provvedesse al doppio salto una primavera più tardi da regista illuminato, Biellese, Mantova, Catanzaro, Como, Lecce, un triennio nella grande Virescit che vide la B da vicino (1986-1989) sotto Luciano Magistrelli, la Torres e infine il Corbetta chiudendo in Interregionale a 33 anni. Tanti auguri.

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