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Il mistero dell’Atalanta double face: dalle stelle in Europa alle stalle in campionato

Atalanta Bayer Leverkusen

Le cifre del campionato nerazzurro relative al girone di ritorno sono impietose: media al massimo da salvezza e troppe partite a secco

Trionfale benché poco cinica in Europa (League), spaesata e dal braccino entro i confini. L’Atalanta dai due volti continua imperterrita a stupire nel bene e nel male. Con il quinto paio d’occhiali inforcati domenica a mezza sera contro il Genoa del suo cuore, Gian Piero Gasperini è giunto a ben sette partite stagionali, guarda caso tutte in serie A, chiuse senza l’ombra di un pallone nella saccoccia altrui, anche se l’infermeria là davanti continua a catturarne qualcuno di troppo. Tenendo una media punti, dopo il giro di boa, da brividi, da salvezza o poco più: 10 punti in 9 sfide, vincendo soltanto a Udine e in casa con la Sampdoria, rimpiangendo di non aver potuto sfidare a pieno organico Inter e Lazio, lamentando errori arbitrali nel ko interno col Cagliari, nell’1-1 con la Juventus e nella sconfitta di corto muso a Firenze cui poi è seguita quella senza scusanti di Roma. Entrambe con l’attacco a digiuno, come precedentemente contro il Bologna e il Grifone stesso nel girone d’andata.

L’ATALANTA DOUBLE FACE. Impossibile determinare su due piedi le ragioni di una differenza così profonda, ma accanto alla circostanza che lassù di punta pura c’è rimasto Luis Muriel e basta va rimarcato che il calcio sparagnino, chiuso o tennisticamente parlando alla Brad Gilbert, da winning ugly, la tattica del far giocar male l’avversario costringendolo ad adeguarsi ai propri ritmi, è sempre stato un problema di difficile gestione per una squadra dal gioco aperto e propositivo. Forse tanto bella quanto integralista, col risultato di essere stucchevole, ripetitiva e prevedibile davanti alle grandi muraglie, comprese quelle che ti pressano alto senza aspettarti necessariamente dietro. Ed è nel Belpaese, segnatamente in campionato, perché dura 38 allacciate di scarpe e quindi si fanno calcoli o tabelle di marcia, che gli avversari ti affrontano così. Altrove, invece, nelle competizioni a eliminatorie, in primis quelle continentali, occorre sputare sangue in due partite su due oltre i gironcini, anch’essi comunque affrontati abitualmente col coltello tra i denti in quanto a ogni punto sono soldoni in cassa. Un clima e una situazione che esalta le caratteristiche a trazione anteriore della squadra bergamasca, un impasto di tecnica, volontà e potenza fisica inquadrata in una filosofia tattica da dogma allo stato puro.

L’ATALANTA TRA ITALIA ED EUROPA. Una spiegazione, o meglio una serie di ragioni più o meno valide, che non hanno il potere di togliere il vero a uno dei più misteriosi misteri del calcio contemporaneo. Anche perché il record di punti societario nel girone d’andata, 38, più 2 sull’annata prima, smentisce tutte queste ambasce sul fronte interno. In realtà è lo scollinamento nella seconda metà ad aver fatto segnare il passo. 12-7 nel quoziente reti, poco più di uno segnato e poco meno di uno preso a partita, sul 50-31 globale in 28 turni effettivamente disputati. Fuori non è così. Lo dimostrano il girone di Champions da 12-13 in 6 partite, in cui ha pesato il fattore campo al contrario (7 vinte in tutto, di cui 4 in A), prevalendo con lo Young Boys e stop, oltre alla pareggite da scolapasta difensivo lontano da Bergamo, e il prosieguo in Europa League, fin qui tre vinte su tre con 8-3, dato che avvicina di più ai numeri stratosferici da oltre cento a stagione nel tris precedente. Forse è giusto riconoscere che i campioni sono logori, visto che i pezzi grossi gravitano anagraficamente tutti intorno alla trentina e oltre, né la rosa corta di 17-18 titolari più portieri e giovani voluta dal Gasp aiuta a tenere alta la qualità in caso di emergenza. Alzi la mano, per chiudere, chi pensa davvero che i Dajcar, Oliveri, Zuccon, Bertini, Panada, Giovane, Renault, l’ultimo aggregato Cisse nonché i debuttanti Cittadini, Sidibe e De Nipoti, possano fungere allo scopo. Avete presente la differenza solo di tono muscolare e ritmi tra Primavera e piano di sopra?

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riccardo
riccardo
2 anni fa

Non c’è nessun mistero. Sapete andare oltre la miopia dei freddi numeri? In Europa si gioca a calcio, per vincere, entrambe le squadre ad ogni partita lo fanno. in Italia si fa del circo in cui gli arbitri hanno preso addirittura la paerte dei protagonisti per la pochezza del calcio che si produce, anche per demerito loro. Per il resto il girone di ritorno è evidentemente condizionato dall’assenza di una punta centrale che tutte le avversarie che competono hanno e poche l’ hanno del livello di Zapata che per noi nel girone di ritorno è stato leader e decisivo. Il… Leggi il resto »

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