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Lattine in testa: occhio, il Lipsia è forte e completo

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Il RB Lipsia è il peggiore avversario che potesse capitare all’Atalanta nei quarti di Europa League. Un organico completo

Qui ci si disperaa perché Miranchuk deve star fuori una settimana, o perché Toloi non ha in rosa un corrispettivo-regista imprigionato in un fisico da difensore. E poi, altro che Pasalic e Malinovskyi da adattare davanti, Freuler-De Roon inamovibili con Koopmeiners ormai riciclato dietro l’attacco e Pezzella come succedaneo di Maehle o Zappacosta nel post Gosens. A Bergamo la rosa non è lunghissima né garantisce lo stesso rendimento al primo raffreddore dei big. Avere come centravanti il titolare della Danimarca, Yurary Poulsen, e come bomber da 26 stagionali più 15 assist un’ala d’origine come il franco-congolese Christopher Nkunku, invece, è già un biglietto di presentazione che scotterebbe tra le mani di qualunque avversario. Figurarsi dell’Atalanta, attualmente sprovvista di Duvan Zapata, che si spera di recuperare almeno per il ritorno dei quarti di finale di Europa League il prossimo 14 aprile a Bergamo, nonché di vere e proprie alternative di pari qualità dei titolari in ogni posizione in campo. Proprio il punto di forza del RasenBallsport Leipzig, meglio conosciuto come Red Bull Lipsia, alias Le Lattine.

LIPSIA, LE LATTINE IN TESTA. Quella affidata all’oriundo rossanese Domenico Tedesco, subentrato il 9 dicembre scorso allo statunitense Jesse Marsch dopo 4 giorni di interregno di Achim Beierlorzer, è una super-squadra senza punti deboli e soprattutto un backup almeno di grande livello per far fronte a variazioni di copione ed evenienze varie. Senza contare la forza obiettiva di un gruppo in grado di giocarsela nel girone G di Champions League, 7 punti da terza vincendo col City e in casa del Brugge (c’era anche il PSG) e di disfarsi nel knockout round di EL della Real Sociedad: 2-2 alla Red Bull Arena e 3-1 in casa d’altri.

I TEDESCHI DI TEDESCO. Basti pensare che il danese non parte dal 1′, essendo la coppia d’attacco formata dalla sorpresa Nkunku col portoghese André Silva, così come il 2000 ungherese Dominik Szoboszlai, della colonia magiara come il portiere Peter Gulacsi e il perno difensivo a tre Willi Orban: gli viene preferito lo svedese Emil Forsberg, in subordine anche Dani Olmo, ex Dinamo Zagabria che fece ammattire la Dea all’esordio in Champions tre estati fa, quando la punta non è una sola o non si vira al 4-2-3-1. Dietro il franco-guineano Mohamed Simakan, già nel mirino del mercato nerazzurro quando era allo Strasburgo, ha un cambio nel nazionale tedesco Lukas Klostermann, impiegabile anche sul centrosinistra al posto del 2002 croato Joko Gvardiol, mancino che fa anche il terzino. In mezzo la coppia d’oro è composta dallo sloveno Kevin Kampl e dall’austriaco Konrad Laimer col maliano Amadou Haidara, Sidney Raebiger e il diciottenne Ben Klefisch a seguire nelle gerarchie. Sulle corsie, lo spagnolo Angeliño a mancina, dove manca (capsula del ginocchio, sette mesi fuori) Marcel Halstenberg, e a destra Nordi Mukiele (altro franco-congolese) o il tedesco-guineano Benjamin Heinrichs.

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