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Piotti, Conte e gli altri: il poker di compleanni di fine luglio

L’ex portiere dell’entusiasmante cavalcata in Coppa delle Coppe ne compie 68, il carneade Poggi 56, l’ex ct della Nazionale 53, De Acentis 46: candeline di fine luglio

Il portiere da Sonetti a Mondonico della cavalcata in Coppa delle Coppe fino alle semifinali col Malines. Il terzino sinistro di mezza stagione che naufragò agli ordini della strana coppia Valdinoci-Prandelli. Il mister di 13 partite cacciato dalla Curva Nord e da Alessandro Ruggeri e, infine, il mediano ex Milan che era stato il pupillo del guru Mino Favini nelle giovanili del Como ma a Bergamo non fece faville. Domenica 31 luglio, per gli ex dell’Atalanta, vale un compleanno da poker: Ottorino Piotti, oggi 68 anni, il neo cinquantaseienne Andrea Poggi, quell’Antonio Conte che qui si fece mal volere anche da Cristiano Doni e il quarantaseienne Diego De Ascentis. Riassumiamo qui giusto la carriera nerazzurra di quest’ultimo, il muscolare di Menaggio (“Lo ricordo scendere dal battello con una pannocchia di capelli biondissimi”, soleva raccontare il Mago di Meda) che usciva da Zingonia in maglietta, tatuaggi al vento, anche in pieno inverno rimproverando agli stupiti cronisti di non avere il fisico: dal 2007 di Stefano Colantuono all’infausto 2010 della retrocessione, l’ultima, passando per Gigi Delneri, 74 presenze e l’unica gioia personale a Udine il 18 ottobre 2009, proprio con il futuro ct azzurro allenatore, dopo una parabola spesa anche tra Bari, Livorno e Torino, addizionata da presenze in Under 21 e Under 23 (Giochi del Mediterraneo vinti a Bari nel ’97).

PIOTTI, CHE PARAVA L’EUROPA. Gallaratese di nascita e di scuola prima di passare per Como, Bolzano, Avellino dove incontrò Pierpaolo Marino con cui avrebbe collaborato anche sotto le Mura a livello di scouting, e Milan, Piotti arriva trentenne nell’estate del 1984 a squadra tornata al piano di sopra dopo un quinquennio di purgatorio con l’inferno della C in mezzo, per restarci fino all’epoca d’oro del Mondo, rimpiazzato solo da Fabrizio Ferron esattamente come lui aveva fatto con l’eroe della promozione Mirco Benevelli relegando Nello Malizia al ruolo di riserva. Risultato, 159 partite e 150 reti subìte, quasi un’assurdità o un miracolo per una provinciale di quegli anni, fino al 1990, alle soglie dell’annata di addio al calcio giocato nelle file del Genoa. Attualmente abita a Saronno e fa sia il procuratore che l’osservatore.

IL POGGI CHE SI TROVAVA. Non era come l’introvabile e omonimo Paolo di certi album di figurine, il massese di Montignoso e anche compagno in Laguna del veneziano. Andrea Poggi, numero 3 nel sottopelle e mezza annata nel ’94 per chiudere con l’arrivederci alla massima serie la primissima era del dimissionario Antonio Percassi, spodestato da Ivan Ruggeri il 24 febbraio. 14 presenze più un paio di Coppa Italia e fine della predica: Torino, Reggiana, Cosenza e Caerano San Marco (scarpe al chiodo a 32… estati) le altre stazioni. Ha allenato in provincia, nel profondo Veneto, dopo una parentesi nelle giovanili granata a cavallo dei due secoli: San Polo di Piave, Casalserugo, Vigontina, Albignasego, Caldiero Terme e Sambonifacese.

CONTE E LO SCHIAFFO DELLA CURVA. Epifania 2010, match numero 13 (1 di media a match) da subentrato ad Angelo Gregucci con altrettanti punti conquistati, la Dea che arrancava ai piedi dell’Olimpo per evitare il precipizio: due gol dal Napoli, insulti reciproci con la Curva Nord durante tutta la partita, strascico per la verità di quelli del test a casa della Tritium sotto Capodanno, e ceffone da un ultrà all’uscita degli spogliatoi, lato piazzale Goisis. L’ingloriosa disavventura di Antonio Conte prima delle glorie juventine in panchina, di quelle solo agognate con la Nazionale, di quelle con Chelsea e Inter, lui che adesso cerca di ridare lustro al Tottenham con gli ex atalantini Romero & Kulusevski a pelo d’erba. Troppo una bandiera bianconera per piacere, e del resto aveva fatto bene da comandante in capo solo con Bari e Siena portandole in alto. Tanti auguri lo stesso. Del resto né Valter Bonacina (ko a Palermo) né Bortolo Mutti ebbero il potere di raddrizzare la barca dopo il suo abbandono da timoniere. Forzato, molto forzato, ma lasciando i soldi sul tavolo.

inter
Milano 08 / 03 / 2021 campionato serie A Tim 2020-21 – Giornata 26 / Inter – Atalanta Moroni / Silpress nella foto – ANTONIO CONTE

 

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