Un’avventura durata da novembre a primavera, poi il crac tendineo posteriore destro. In gol solo con Bologna e Livorno, Chevanton ha lasciato il ricordo della Maserati
Alzi le mani chi ha mai visto un calciatore di grido girare con la Maserati bianca. Ernesto Javier Chevanton, passato da Zingonia dal novembre 2009 alla primavera successiva, segnando nel 2-2 di Bologna e nel tris al Livorno prima di farsi male tra soleo e popliteo del polpaccio destro di cartavelina, ne è stato o ne è tuttora un possessore, da tecnico ultimamente in forza all’Under 15 del Lecce, la sua vera squadra italiana a parte l’Atalanta cui non impedì la retrocessione. Il piccolo, potente, razzente attaccante uruguaiano dalla botta proibita oggi, venerdì 12 agosto, spegne 42 candeline.
I 42 DI CHEVANTON, 6 MESI E RETTROCESSIONE. 12 soltanto le presenze, da prestito sivigliano poi non riscattato, per chi aveva fatto grandi cose nel Salento da mare, sole, vento e calcio d’autore, nell’annata stortissima in nerazzurro. Giunto in prestito dalla calda Andalusia già dal 26 novembre 2009, il nostro – in feroce ritardo di condizione – potè esordire con la maglia della Dea nella sconfitta di Palermo del 10 gennaio successivo: due mesi ad allenarsi sotto Antonio Conte, il Defenestrato dell’Epifania – 0-2 dal Napoli e cazzottone nell’antistadio -, e per la sua prima alla Scala del pallone orobico in tono minore c’è l’uomo dell’interim, Valter Bonacina, destinato a tornarsene alla guida della Primavera cedendo a Lino Mutti da Trescore l’ingrato onere di provare a inventarsi la ciambella di salvataggio. Missione fallita per tutti, anche per l’ometto simpatico di Juan Lacaze, nato nel Danubio, diventato qualcuno in Europa grazie al Monaco e poi passato senza troppe tracce da Colon, ancora Lecce, QPR, Liverpool Montevideo e Soccer Dream Parabita con scarpette al chiodo a quota 38. Un carrierino da 354 allacciate di scarpe e 370 palloni nel sacco, più 22 e 7 nella Celeste. Tanti auguri.