Una telefonata del presidente del CONI intercettata anni fa in occasione di un procedimento verso l’archiviazione: Malagò sparla di Lotito
Claudio Lotito? “Il capo dei presidenti di serie A, delinquenti veri”. La bufera odierna riguarda una telefonata al manager di Sky Andrea Zappia, intercettata nel corso di un procedimento verso l’archiviazione, ma a fare scalpore è l’autore: Giovanni Malagò, il presidente del CONI. La conversazione è datata 2 giugno 2020, la trascrizione della Guardia di Finanza, l’inchiesta invece sulla presunta tangente per i diritti televisivi. A togliere il velo al presunto fattaccio, coi giudizi molto tranchant del vertice dello sport nazionale, La Repubblica.
MALAGÒ E LOTITO: IL CAPO. “Come ha detto il pm Greco, la Lega di Serie A è un’organizzazione di diritto privato, altrimenti li arrestavano tutti perché li avevano trovati colpevoli di corruzione sei anni fa con noi – le ‘accuse’ telefoniche di Malagò -. Preziosi è un vero pregiudicato. Lotito è il capo. E i nostri amici, Juventus e Roma, sono colpevoli quanto lui. Perché alla fine o per un motivo o per un altro, hanno rinunciato a lottare o lo hanno assecondato e sono diventati complici delle sue avventure…”. La corruzione in atti privati, nel 2014, non era prevista come reato. Il procuratore capo della Repubblica di Milano, Francesco Greco, ora non più in carica, coordinava l’inchiesta.
MALAGÒ E LA TELEFONATA. Il giorno dell’intercettazione Malagò era indagato per falso (per i verbali) nelle vesti di presidente-commissario all’assemblea della Lega Calcio di serie A: I fatti incriminati risalgono al 19 marzo 2018, all’atto dell’elezione a presidente di Lega di Gaetano Micciché. Trattando con Zappia dell’argomento, il supermanager romano non ha peli sulla lingua: “Mi rinfacciano uno statuto, una governance e una persona di livello che ho trovato loro. Questi sono delinquenti veri”. La denuncia verso Malagò sarebbe partita da Preziosi dietro la regia di Lotito. I due al telefono parlano anche dell’asta dei diritti tv del 2014, precedente quindi all’oggetto dell’indagine: “Se non fosse un’organizzazione di diritto privato li arrestavano tutti perché li avevano trovati colpevoli di corruzione sei anni fa. E invece con i soldi ci fanno il cazzo che vogliono: se li vogliono regalare tra di loro, portarli in Svizzera”.