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Il compleanno di Costinha: Delneri, i 54 minuti e la Lamborghini

Compie 48 anni l’ex tecnico del Nacional (isola di Madeira), campione d’Europa con Mourinho ma spettatore pagato a Bergamo sotto Delneri

54 giri di lancettam un palo sfiorato e zac. Sul campo, l’oggetto misterioso Costinha, modaiolo da via Montenapoleone in Lamborghini gialla o senza, non l’avrebbero rivisto più. Dentro Fernando Tissone, che quel 2 settembre 2007 all’ombra della Maresana col Parma accarezza la testa di Moris Carrozzieri per il raddoppio. Di Francisco José Rodrigues da Costa, che nell’estate di tre anni prima era stato il capo della sommossa carbonara per la cacciata nel precampionato di Gigi Delneri dal Porto, con cui aveva appena vinto la Champions League (contro il Monaco) agli ordini di José Mourinho, si sarebbe sentito parlare di nuovo soltanto in occasione del breve sms dell’ufficio stampa dell’Atalanta annunciante la risoluzione consensuale, il 23 febbraio 2010. A 750 mila d’ingaggio a stagione, i calcoli su quei 54 minuti potete farli voi lettori…

COSTINHA, L’UOMO DEI 54 MINUTI. Gli accusati speciali dall’interessato, a posteriori e a mezzo stampa, furono il direttore generale Cesare Giacobazzi e il direttore sportivo Carlo Osti. Direttore sportivo del Servette Ginevra e allenatore privo di successo a periodi alterni del Nacional de Madeira, serie B portoghese, Costinha ebbe a denunciare al Corriere della Sera di essere stato trattenuto a viva forza anche nell’annata incompiuta Gregucci-Conte-Bonacina-Mutti: lui voleva ricongiungersi all’Inter col mentore, maestro e amico Mou in cambio di Olivier Dacourt. Forse la storia dei due club non si sarebbe spostata di mezza virgola, ma tant’è.

L’UOMO DA 42 MILA EURO AL MINUTO. Preso con un triennale da 750 mila euro a botta, il conto farebbe 41.666 al minuto, ma non è dato sapere se all’atto della rottura del garantito anticipata di pochi mesi fossero stati lasciati soldi sul tavolo. Problemi muscolari mai definiti e una vicenda tragicomica da separato in casa: il Costinha atalantino e bergamasco non seppe o non poté essere altro. Dopo quella seconda giornata sotto il sole col gol sfiorato in gioco aereo, nemmeno una convocazione. Giunto da svincolato ormai trentatreenne, reduce da una stagione all’Atletico Madrid, il regista basso nato a Lisbona aveva alle spalle un curriculum da campione: titolo francese (2000) e 2 Supercoppe di Francia (’97, 2000) col Monaco; 2 scudetti (2003, 2004), 1 Coppa del Portogallo (2003), 2 Supercoppe del Portogallo (2003, 2004), la Coppa Uefa (2003), appunto la Champions e l’Intercontinentale (2004).

L’UOMO DI MOU. Cresciuto nell’Oriental Lisbona ed esaurita l’esperienza monegasca sotto Jean Tigana e Claude Puel (1997-2001) dopo aver giocato in patria anche nel Machico e nel Nacional, squadra di Funchal che fa concorrenza al Maritimo nei cuori dei tifosi dell’Isola, Costinha conosce con Mou l’apice della carriera, completata anche dalla Dinamo Mosca (2005-2006) e da 2 gol in 53 partite con la sua nazionale. In nerazzurro, parabola conclusa dal messaggino di cui alla premessa: “Risoluzione consensuale per Costinha”. Non un granché nemmeno il prosieguo. Da direttore sportivo, allo Sporting Lisbona, fino al 22 dicembre, quindi al Servette dal 14 giugno 2011 al 25 aprile 2012 con l’allenatore Carlos Pereira. E infine sulla panchina: nel febbraio 2013 lo prende il Beira-Mar che retrocede, quindi il Pacos de Ferreira, l’Academica (2016) e il Nacional, dove aveva giocato un quarto di secolo prima, rispuntandoci l’ultima volta l’anno scorso. Auguri.

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