
Il glorioso ciclo nerazzurro degli ultimi anni ha regalato grandi operazioni di mercato al bilancio societario, nell’ambito di quella che è stata una vera e propria epopea di crescita totale per tutta la dimensione dell’Atalanta.
Statisticamente, però, anche il pasticciere migliore può non riuscire a confezionare tutte le ciambelle con il buco della miglior fattura. Un esempio che può essere assimilato, tra gli altri, a quella che fu l’operazione Joao Schmidt, centrocampista brasiliano che Sartori ed il suo staff individuarono in Brasile, tra le fila del San Paolo. Arrivato in Italia a parametro zero, di fatto fu sempre un oggetto misterioso per tutti, compagni e staff tecnico esclusi, che perlomeno ebbero modo di vederlo da vicino in allenamento per l’intero arco della stagione 2017/18. Giocò solo in Coppa Italia da subentrato, nell’ambito di un largo successo ai danni del Sassuolo, peraltro quel giorno di fatto imbottito di riserve, nel terzo turno preliminare di Coppa Italia.
ADDIO SENZA RECIPROCI RANCORI Abbastanza, probabilmente, per capire che non potevano essere il campionato italiano e il contesto di una squadra di Gasperini il suo habitat più congeniale. Nelle poche amichevoli infrasettimanali che lo videro impegnato contro le varie formazioni di Serie D vistesi a Zingonia come sparring partner di turno diede l’impressione di essere un giocatore di discreta attitudine tecnica ma poco portato al dinamismo, forse requisito numero uno per le prerogative del tecnico di Grugliasco, soprattutto all’epoca. Si rifarà altrove, tra Portogallo e Giappone, dove è diventato un idolo tra Nagoya Grampus e Kawasaki Frontale.
