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Dalla C alla A: Domenico Moro dice sessantuno

Il Moretto taglia un nuovo traguardo con l’anagrafe da dirigente di settore giovanile. Formidabili quegli anni dalla C alla A

La generazione cui appartiene Domenico Moro, il festeggiato del 2 gennaio coi suoi 61 inverni, per i tifosi dell’Atalanta è tuttora oggetto di venerazione. Quasi un culto laico. Perché oltre alle qualità tecniche ci devono essere voluti un pelo e soprattutto un cuore così per riportare la squadra dalla C alla A. Nel caso del centrocampista esterno di Roncade (Treviso), prima di farsi fregare il posto da un certo Roberto Donadoni, al trampolino di lancio verso la gloria milanista. 74 presenze e 5 timbri nella porta altrui dall’estate del 1981 all’inizio dell’autunno del 1984, compì la doppia impresa agli ordini di Ottavio Bianchi prima e Nedo Sonetti poi. L’attuale responsabile del settore giovanile non agonistico dell’Azzano Calcio, toccato (contro la Fiorentina) l’Olimpo del pallone, alle liste suppletive di ottobre finì alla Triestina per chiudere con Ancona, Spezia, Campobasso, Pistoiese, Leffe e Albinese.

MORO, RAZZA PIAVE A BERGAMO. Il “Moretto”, soprannome con cui è noto da noi, abita a Colognola e ha lavorato ad Azzano San Paolo anche con l’azionista nerazzurro Marino Lazzarini. Fa parte di quella piccola ma significativa schiera di giocatori cresciuti nel Montebelluna e approdati a Bergamo. Nell’Ottantuno c’erano anche Marino Magrin e Claudio Foscarini, pur provenienti da Mantova e Treviso, e in cadetterìa si sarebbe aggiunto l’attaccante Maurizio Sandri. Il buon Domenico assaggiò pure l’Europa del tempo, la Mitropa Cup.

TRA CAMPO E SCRIVANIA. Moro, omonimo di Adelio da Mozzanica che fu suo compagno in B, è un bergamasco onorario da 41 rivoluzioni terrestri e mezzo senza essersi mai allontanato nemmeno nella sua lunga esperienza in panchina. Leffe (C2, tre anni dopo aver smesso, nel ’97), Stezzanese, Voluntas Osio a due riprese, Ponte San Pietro, Scanzorosciate, Frassati Ranica, di nuovo a Stezzano e quindi ad Azzano, nel 2013, dove ha continuato a seguire dal campo i più baby tra i baby. Nel firmamento nerazzurro sarà ricordato per sempre insieme agli altri eroi capaci di prendere per mano la Ninfetta ferita e riportarla dove le compete, insieme ai vari Benevelli, Gianpaolo Rossi, Agostinelli, Mutti e Bertuzzo. Tantissimi auguri.

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