
Il brasiliano arrivato in estate da Salerno e il duttile mancino olandese sono intercambiabili, ma insieme non sembrano funzionare
A inizio stagione il nuovo era tra le linee e il mancino con un’annata d’esperienza alle spalle in mezzo, a fianco del connazionale Marten de Roon. Quindi, complici i test internazionali a dicembre a Mario Pasalic a debita distanza, in Qatar per i Mondiali e a riposo dopo il ritorno alla base, lo scambio di ruoli: Ederson da Silva arretrato in mediana, Teun Koopmeiners tra le linee. Che la cosa abbia funzionato alla Spezia, diversamente, per dire, dal match da tris a Siviglia col Betis, in cui il secondo aveva servito la chiusura dello score al primo, non si può affermare assolutamente.
EDERSON E KOOPMEINERS. I dubbi circa l’incompatibilità dei due aumentano dal momento in cui, andata l’Atalanta sotto nel primo tempo, l’olandese s’è dovuto allargare a destra in una sorta di tridente abbandonando il 3-4-1-2 di partenza. Il brasiliano ex Salernitana non ha approfittato degli spazi in mezzo per percorrere la navata e dietro, poi, vedi mancato recupero sul terzo gol fortunatamente annullato agli Aquilotti per offside, non è riuscito in alcun modo ad arginare lo scatenato Bourabia. I due hanno anche giocato insieme in mediana, come contro il Napoli, ma nemmeno lì la loro compresenza in campo aveva convinto. Che siano incompatibili? Col Torino era andato tutto bene, quel primo settembre ormai lontanuccio, ma nella tripletta di RoboKopp (due dal dischetto) non è che Ederson c’entrasse granché…
EDERSON E I RUOLI. Il ’99 ex granata, comunque, quando era un semititolare sulla trequarti, vedi fiato sul collo del croato, che può giocare davvero ovunque, sembrava garantire maggior copertura perché col suo atletismo accentuato e la sua fisicità garantiva pressing abbastanza costante sul portatore di palla. E nelle prime 8 giornate la Dea, con lui in campo come primo dei difensori dietro la linea dell’attacco, aveva subìto solo 3 gol a fronte dei 14 beccati nella seconde 8. Ma il tecnico nerazzurro l’ha fatto girare un po’ come una trottola, affidandogli estemporanei compiti di trequartista esterno nelle non infrequenti (Monza, Verona) virate al 4-2-3-1. Il problema, dunque, non è la presunta incompatibilità dei due, bensì la collocazione in campo di chi dovrebbe dare nuova linfa al centrocampo e finora, obiettivamente, non c’è proprio riuscito.
