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Colley e gli altri: candeline nerazzurre il 1° febbraio

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Ebrima Colley, il transfuga in Turchia, è solo il più giovane degli atalantini nati il 1° febbraio

Quella panchina a Lisbona, a porte chiuse, cogli altri a mancare la semifinale di Champions di un paio di minuti contro il PSG in rimonta, mica se la scorderà più. Era il 12 agosto 2020. Ebrima Colley, dei festeggiati atalantini di oggi, mercoledì 1° febbraio, è solo la punta dell’iceberg della navigazione a vista tra epoche storiche così diverse tra loro. I 23 inverni dell’ala-attaccante-mezzala, gambiano di Serrekunda attualmente in prestito al Fatih Karagümrük, alla corte di mister Andrea Pirlo insieme a una pletora di italiani (Viviano, Biraschi, Ricci, Bertolacci e Borini più Ljajic), s’accompagnano ai 41 di Alessandro Carrozza, mister 12 presenze di mezza stagione nel 2012, e ai 93 del mediano sinistro sistemista Angelo Villa, 97 match e 3 gol (Pro Patria, Milan e Udinese) dal 1952 al 1955.

UN COLLEY DI CANDELINE. Tesserato e parcheggiato in Primavera nel febbraio 2018, il connazionale di Musa Barrow, altro prodotto dello scouting dell’avvocato Luigi Sorrentino, due scudetti e una supercoppa di categoria (55 partite e 31 reti) agli ordini di Massimo Brambilla da attore protagonista (gol con Torino e Inter alle Final Four di Parma 2019), Colley ha vissuto il sogno della prima squadra di Gian Piero Gasperini in tono minore. Esordio a Bologna il 15 dicembre 2019 e altre quattro comparsate: Sassuolo, il secondo tempo nel 6-2 post pandemia al Brescia con assist a Mario Pasalic, il ritorno a Bergamo cogli emiliani e il Milan. Quindi i parcheggi all’Hellas Verona e allo Spezia prima di respirare le atmosfere levantine: finora, 1 gol e 5 smazzate per i compagni, su una carriera da 61+5+9. Non proprio un bucaniere, da pro…

CANDELINE IN CARROZZA. Il gallipolino Carrozza, proveniente dal Varese cui nella stessa sessione di mercato venne girato Leonardo Pettinari, si fece da titolare un quarto esatto del suo intero palmarès nerazzurro. Centrocampista di fascia, non era obiettivamente da alti livelli benché volenteroso e non l’ultimo arrivato in tema di accelerate secche. Sfiorata la A nella Città Giardino, già gavettaro a Pisa e Taranto, tra i professionisti (290 partite e 36 gol, mica pizza e fichi) la parabola continua con Verona, Spezia, Lecce e Juve Stabia fino ai 34 anni, col prosieguo a divertirsi nei dilettanti a Nardò, a casa, nel Toma Maglie, nel Deghi e nella Fiamma Jonica, altra espressione della città natale come il Città di Gallipoli che ha portato in Eccellenza da mister.

CANDELINE IN VILLA. Centrocampista laterale di un modulo, il WM, che all’affacciarsi del catenaccio avrebbe lasciato spazio al libero alle spalle di tre marcatori, nominalmente Villa, milanese di Sesto San Giovanni, la Stalingrado d’Italia perché rossa e operaia, si occupava della mezz’ala destra avversaria. Bergamasco onorario alle dipendenze di allenatori d’antan del calibro di Luigi Ferrero, ex del Grande Torino, della bandiera Cesco Simonetti e di Luigi “Cina” Bonizzoni, era il contraltare sulla stessa linea del Gabbiano Stefano Angeleri nella Dea dei danesi Soerensen – passato in rossonero dopo la prima stagione di Villa – e Rasmussen, dell’ex milanista Carletto Annovazzi e dell’ex doriano Nane Bassetto. Un remigare glorioso lì nel mezzo, a protezione della difesa a tre, per poi chiudere con Lazio, Spal, Pordenone e Pro Sesto laddove aveva iniziato, sotto casa, prima di un biennio tra Crema e Fanfulla: 245 e 10 gol. Tanti auguri.

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