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15 febbraio: candeline anche per Pelagalli, Rolly Bianchi e Paletta

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Gli altri tre festeggiati nerazzurro del 15 febbraio hanno ben poco in comune: l’ex milanista, il ragazzo del vivaio e l’argentino-meteora

Non solo il Papu, il ricordo più doloroso per com’è finita. Nell’ultima Atalanta del primo c’erano già Sportiello e Zappacosta. Nell’unica del secondo, il portiere più Toloi e De Roon. Ma Rolando Bianchi, 47 presenze e sole 2 reti in Coppa Italia nel nerazzurro natìo e non certo in quel canto del cigno piuttosto stonato (2014/15), e Gabriel Paletta, 24 e 1 (nel 2-2 di Palermo) nella sola annata piena di Edy Reja, quella successiva, non solo gli unici a festeggiare il compleanno il 15 febbraio. Accanto ai primi 40 anni dell’attuale vice allenatore dell’Under 18 di Zingonia e ai 37 del centralone ancora attivo nel Monza per onor di firma (1 in coppa, carriera da 424 e 22 gol), ci sono gli 83 di Ambrogio Pelagalli, bergamasco onorario in mediana o da mezzala nel 1960/61 in prestito, nel 1966/67 e dal 1968 al 1970 per un totale di 138 presenze condite da 5 gol.

PELAGALLI, UN ROSSONERO A BERGAMO. Vincitore di scudetto e Coppa dei Campioni tra 1962 e 1963 (a Wembley, contro il Benfica), il pavese di Pieve Porto Morone a Bergamo fece il mediano destro (4) e il sinistro (6) occupando non occasionalmente anche lo spot di mezzala (8 e 10). Da maestri della panchina, Ferruccio Valcareggi, l’ex Gabbiano e recordman (superato da Gianpaolo Bellini) in campo Stefano Angeleri, il cavallo di ritorno vincitore della Coppa Italia del ’63 Paolo Tabanelli e poi due serie di tre allenatori (Angeleri-Moro-Ceresoli, Viciani-Gei-Rota) tra la retrocessione in A e la permanenza in B alla fine dei mitici anni sessanta, quelli della transizione dalla presidenza Turani a quella di Baracchi passando per Vicentini, preludio al ventennio dei Bortolotti (Achille arrivò a dicembre ’69, di fatto) padre e figlio, assistendo allo sboccio di gente come Beppe Savoldi dopo aver giocato con fior di campioni quale l’oriundo Humberto Maschio. Nel palmarès di uno cresciuto coi vari Trapattoni e Salvadore, che il paròn Nereo Rocco chiamava “le mie paste Motta” perché giovani, gustosi e malleabili, anche la Roma dove ritrovò Gigi Pizzaballa e il Taranto per 430 presenze e 6 reti da pro. Piacenza e Medese in chiusura di carriera, poi panchine minori dalla città dell’Ilva fino al terzo ritorno al Cremapergo ritirandosi da mister a 56 inverni.

BIANCHI, LA PUNTA CHE A BERGAMO NON SEGNAVA. In gol, Rolly da Albano Sant’Alessandro, secondo di Stefano Lorenzi nella ex Berretti, con la maglia che l’ha visto nascere storicamente c’è andato solo in Coppa Italia a dispetto dei 127 totali in 444 allacciate di scarpe con 9 maglie diverse. Alla Juve, contro cui aveva esordito da professionista in serie A il 17 giugno 2001 (risultato e campi invertiti) nel 2-1 all’”Atleti Azzurri d’Italia” nel ritorno dei quarti di finale il 17 gennaio 2002 (eliminazione per il 4-2 biaconero all’andata), e infine il 21 gennaio del 2015 negli ottavi persi 3-1 a Firenze. Dura trovare tanto spazio quando in gioventù, sotto il tuo mentore Giovanni Vavassori, sei chiuso da Doni-Comandini-Saudati-Rossini (ma segnava solo Cristiano… o quasi) e agli sgoccioli di Stefano Colantuono ti ritrovi davanti un certo German Denis. All’inizio, da gennaio 2004, le compartecipazioni formative con Cagliari e soprattutto Reggina, dove col futuro atalantino Nicola Amoruso riuscì nell’impresa di salvare la squadra di Walter Mazzarri partita da meno 11 causa sentenza di Calciopoli. 18 in campionato e fu Manchester City, quindi Lazio, Torino ma troppo spesso in B, Bologna, il breve ritorno alla base, il Mallorca, il Perugia e la Pro Vercelli ritirandosi 34enne per fare anche il corso da allenatore conseguendo a Coverciano il patentino Uefa Pro. A Zingonia vinse due Coppa Italia Primavera (2001 e 2003), la sua carriera in azzurro si fermò all’Under 21.

PALETTA, STOP AGLI ATTACCANTI. Ballò una sola stagione, invece, l’oriundo di Savelli, lo stempiato Paletta, argentino grintoso e con tecnica discreta, fortissimo fisicamente, un vero jefe della difesa accanto anche a Willy Stendardo e Andrea Masiello. In prestito dal Milan, non c’erano i soldi all’epoca per riscattarlo. E lui, bonaerense di Longchamps (sobborgo 25 km a sud dellca Capitale) svezzato dal Banfield e sdoganato dal Liverpool di Rafa Benitez, tornato in patria al Boca Juniors per vincerci Apertura e Recopa, nella patria del bisnonno venne accolto dal Parma e in rossonero conquistò la Supercoppa Italiana con Max Allegri dopo il rientro da Bergamo prima di affrontare la vacanza cinese allo Jangsu Suning inizialmente agli ordini di Fabio Capello. Dal novembre 2019 fa il reuccio della retroguardia in Brianza, sempre con qualche ex atalantino intorno tipo Davide Bettella o davanti come Andrea Colpani e Marco D’Alessandro. Tanti auguri.

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