Lookman decisivo per questa squadra: se è meno lucido, le soluzioni latitano

Nella giornata di ieri si è avuta ulteriore dimostrazione dell’importanza che l’attaccante nigeriano ripone negli equilibri offensivi dell’Atalanta

Arrivato in estate come una scommessa il cui impatto era tutto da verificare, in poche settimane, a partire dal gol all’esordio contro la Sampdoria, Ademola Lookman ha subito convinto subito tutti. L’attaccante nigeriano è diventato, assieme a Koopmeiners, il nuovo leader tecnico dell’Atalanta, forse anche a vidimare un cambio di rotta rispetto al passato: meno sicurezza tecnica, più fisicità e strappi al potere.

L’ex Lipsia incide in maniera, al momento, quasi prepotente sulla rendita realizzativa della squadra. A dirlo sono i numeri (12 reti e 4 assist in 23 gare, ma anche le dinamiche meramente estetiche di quelli che sono i meccanismi offensivi della squadra. Se il numero 11 è meno ispirato e lucido nelle scelte rispetto ad altre occasioni, scardinare squadre particolarmente organizzate diventa impresa davvero ardua. La dimostrazione pratica la si è avuta ieri: Mola è stato comunque nel vivo del gioco, cercando spesso il dialogo con Maehle lungo la corsia di sinistra per mandare in difficoltà Gendrey, che intelligentemente ha compreso subito come la sua giornata sarebbe stata all’insegna del contenimento. Il tutto nel solco di quanto era avvenuto, in coabitazione con Zappacosta, sabato scorso all’Olimpico quando di fronte c’era Adam Marusic, peraltro tra gli interpreti più brillanti della Lazio degli ultimi mesi.

La mossa, stavolta, ha pagato meno dividendi. Ad eccezione di un paio di intuizioni molto buone prima dell’intervallo, Lookman è risultato meno lucido del solito nelle scelte. Nella ripresa, poi, sono cambiate le esigenze, soprattutto quando nel finale si è passati ad una sorta di ogni, che lo ha portato molto largo sulla corsia con Muriel da riferimento centrale e Hojlund dall’altro lato, probabilmente anche per sfuggire alla spietata gabbia montatagli addosso da Baschirotto. I buoni, al netto del generoso pressing del danese che ha portato al gol della speranza, erano nel mentre scappati da un po’. Forse lo sapeva bene anche Gasperini, che nel mentre sarà sempre più convinto di una cosa: l’elemento di riferimento del suo attacco, anche per le caratteristiche diverse portate in dote rispetto ai calciatori già presenti in rosa, al momento è proprio il classe ‘97 di scuola Charlton.