L’incredibile vicenda ha avuto come protagonista involontario l’ex centrocampista dell’Ancora Stefano Turchi, affetto da Sla
Dai calci al pallone da professionista, promosso in massima serie con l’Ancona nella primavera del 1994 pur senza poterci giocare, a quelli subiti su un campo di provincia senza possibilità di difendersi. Ha dell’incredibile ed è oltre l’increscioso la vicenda che ha avuto come protagonista involontario, anzi bersaglio vero e proprio, Stefano Turchi, costretto a spostarsi in carrozzina e aggredito dal papà di un giocatore dell’Uesse Sarnico durante il match domenicale Allievi Elite Under 17 contro il Brusaporto. Turchi, smessi i panni di esterno di centrocampo nel 2001 alla Romanese e affetto da Sla dal 2007, ha sporto denuncia ai Carabinieri di Grumello del Monte dopo essere stato refertato per un trauma cranico all’ospedale Bolognini di Seriate. Nel 2013 vinse il premio intitolato alla memoria dell’ex dirigente e presidente dell’Atalanta Enzo Sensi, consegnatogli nel “Gran Galà del Calcio Bergamasco” alla Casa del Giovane da Gianpaolo Bellini, Cristian Raimondi e l’ex segretario Carlo Valenti.
DAL PREMIO SENSI AI CALCI FUORI DAL CAMPO. A scatenare l’aggressione, la compresenza delle auto di Turchi, responsabile del settore giovanile del Brusaporto, e del papà (autorizzato solo nel caso di emergenza, poi rientrata) di un giocatore sarnichese, che si era sentito male salvo decidere di restare comunque coi compagni, nell’area vicina alla recinzione del terreno di gioco riservata alle società dove Turchi staziona abitualmente. Trovatosi faccia a faccia con l’ex pro aggrappato alla rete di recinzione, il papà lo ha aggredito dopo che questi aveva tentato di riportarlo alla calma per qualche parola di troppo rivolta ai giocatori sul terreno di gioco, prendendone a calci anche la vettura. I colleghi di Turchi sono intervenuti e le due società interessate hanno condannato fermamente il gesto: “Il calcio non si fa così, sono distrutto – il commento della vittima riportato da L’Eco di Bergamo -. Mi spaventa che un uomo di calcio nelle mie condizioni possa diventare vittima di un gesto simile. Sto pensando di abbandonare tutto, non posso rischiare la vita per una partita di pallone anche se è la mia vita”.
Se i professionisti strapagati delle squadre più blasonate la smettessero di scatenare assurde risse in campo rimandate più volte poi in tv per alzare gli ascolti, i pappagalli che pensano di essere fighi emulandoli cambierebbero atteggiamento.
Certi Genitori
( ma solo x che hanno procreato ) dovrebbero prendere spunto dall’ amatissimo MINO FAVINI
È una assurdità!!!
poi non ci si lamenti se i vivai nazionali non producono più talenti,se quei pochi che arrivano ad alti livelli (e qui meglio che non faccia nomi) si montano la testa e pensano a tutto fuorché al pallone,se la nostra nazionale non va ai mondiali ecc..
A nome dei genitori della U19 del BRUSA faccio appello: Venerdi ore 16, giocheremo ad Albano contro la prima della classe, il Ponte. indosseremo delle magliette con la scritta NO alla VIOLENZA. chi volesse venire in segno di solidarietà, è ben accetto. TUTTI SIAMO COLPEVOLI! facciamo un passo indietro e fermiamoci. lo SPORT, il CALCIO, è VITA. NO VIOLENZA!!!! FORZA STEFANO!!!!!