
Troppi rumors pronti a scrivere i titoli di coda a un rapporto di reciproca soddisfazione. In Europa senza Gasperini?
Le candidature non mancano. Per l’ex avversario di Europa League Gerardo Seoane, poliglotta svizzero di sangue spagnolo che sa soprattutto di Bundesliga ed è stato lasciato a piedi a ottobre dal Bayer Leverkusen, tra un’intervista rilasciata e l’altra manca poco che si presenti a Zingonia curriculum alla mano. Per Ivan Juric, invece, vale il classico discorso dell’appioppato per la proprietà transitiva, l’allievo che fa le scarpe al maestro. E il granata non è nemmeno libero come l’aria, a differenza del primo, aperto a nuove esperienze e teso a elogiare la società, l’ambiente e lo stesso Gian Piero Gasperini, l’allenatore dal prossimo futuro più chiacchierato d’Italia a ruota di Luciano Spalletti, sulla soglia del clamoroso divorzio dal Napoli dopo averlo condotto allo scudetto sulle ali di un’annata irripetibile. Agli occhi della piazza di Bergamo come dell’Atalanta intesa come connubio di società e tifosi, però, l’eventuale addio del tecnico di Grugliasco appare un salto nel buio senza precedenti.
GASPERINI E PLUSVALENZE. Gli euro incassati dalle valorizzazioni dei giocatori dall’estate 2016 a oggi non sono soldini, viaggiando secondo le fonti dai 300 ai 400 milioni. Più o meno come l’immissione di fresca nel capitale azionario dal co-chairman Stephen Pagliuca all’atto dell’acquisizione del 55 per cento di Dea Srl, la controllante di Atalanta Bergamasca Calcio, il 19 febbraio 2022. Ma le plusvalenze sono figlie del lavoro certosino e anche delle dure prove a cui l’uomo in panchina sottopone giocatori normali, ragazzi in uscita dalla Primavera, prospetti a vario titolo e addizioni dall’estero stile (poco) usato sicuro alla Teun Koopmeiners. Con la squadra che, toccando ferro, riabbraccerà le competizioni Uefa, rinunciare all’unico vero fuoriclasse in squadra sarebbe una follia. La sensazione, comunque, è che tutto sia legato alla volontà dell’interessato, già affannatosi la primavera scorsa a smentire le voci che circolavano incontrollate. Il club non ha una sola ragione valida o quantomeno evidente per dargli il benservito: contratto per un’altra stagione con opzione a favore per un’ulteriore.
GASPERINI E L’EUROPA. Le indiscrezioni giornalistiche circa una possibile successione al mister di Certaldo sono figlie di quelle che si rincorrono da un anno a questa parte, dunque. Detto che la grande piazza ha già dato una chance al Gasp rischiando di bruciarlo vita natural durante, sotto forma di Inter, il pallone che rotola in riva al Golfo sarebbe davvero la più affascinante delle sfide per un duro del mestiere capace di suscitare tanti entusiasmi pur restando col carniere dei trofei vuoto alla bella età di 65 anni. Peraltro portati col vigore e la garra di un talento sudamericano di una ventina scarsa. Premesso che il rapporto con la stampa locale, più che quella nazionale dove almeno un amico per la pelle ce l’ha, l’affettuoso e ultra-professional e Luigi Garlando, è sempre stato ferocemente dialettico al sacrosanto riparo da ogni ipocrisia, tanto da creare dissidi e interporre lunghi silenzi tra le parti, il mister sappia che di detrattori qui a Bergamo non ne ha. Di sicuro non tra chi scrive e vuole ardentemente che rimanga dov’è. Ce ne sono stati tanti di profeti prima di lui, dal vincitore della Coppa Italia Paolo Tabanelli fino a Emiliano Mondonico e Gigi Delneri, ma non al suo livello estetico. Mai visto un calcio del genere, anche quando s’è dovuto riciclare a semi-risultatista nella stagione della transizione tecnica e anagrafica. Provate a togliere a un Ancelotti Gomez, Ilicic, Gosens e Pessina nel giro di un paternoster e diteci cosa combina. L’ha detto pure lui che andare in Europa stavolta vale più delle altre, più di tutto e tutti. La dignità professionale dovrebbe impedircelo, ma in ginocchio ci mettiamo lo stesso: ti prego, Gasp, resta con noi almeno finché non ti sarai stufato di lavorare…
