Oggi ricorre il ventennale di un episodio che cambiò in modo beffardo il destino in Serie A dell’Atalanta, quel primo giugno 2003
Per tantissimi anni i tifosi sono andati avanti chiedendosi “cosa sarebbe successo se non avesse grandinato o se la partita non fosse stata rinviata o se l’Atalanta avesse giocato la sera tardi” e via dicendo. Perché l’Atalanta, proprio oggi 20 anni fa, si giocava una delle partite più importanti nell’era delle altalene tra Serie A e Serie B: la permanenza nel massimo campionato. L’1 giugno 2003 era infatti prevista nel vecchio Atleti Azzurri d’Italia la gara di ritorno dei play-out contro la Reggina, che all’andata (0-0) aveva sbattuto sul muro di Taibi. Il pubblico è delle grandi occasioni, oltre 23mila persone ma, proprio a pochi minuti dal fischio d’inizio del famoso Collina, la grandine si abbatte sul terreno di gioco. Chicchi talmente grandi che il direttore è costretto a rimandare le ostilità.
Peccato che, dopo mezzora, la violenta grandine lasci il posto a un copioso acquazzone che rende il terreno di gioco ancora più impraticabile. Per 90′ Collina pondera la situazione tra rientri nel tunnel e drenaggio del campo, mentre i più fedeli sugli spalti si prendono tutta l’acqua pur di non rischiare di perdersi la partita. I capitani, Carrera e Cozza, fanno un’ultima prova generale per controllare lo stato del terreno di gioco: impossibile far scorrere la palla. “Lo abbiamo fatto per tutelare lo spettacolo, e quindi i tifosi, ed anche noi stessi, in particolare la nostra incolumità fisica, perché stasera su questo campo non si può assolutamente giocare. E poi se andassimo ai supplementari a che ora finiremmo, all’una di notte? Quindi proprio non si può giocare”, disse Carrera.
Tutti a casa quindi, tutto rimandato al giorno dopo. Peccato che, il 2 giugno 2003 alle ore 18, il sole sia beffardo per l’Atalanta di Finardi: al gol di Natali risposero infatti proprio Cozza e Bonazzoli, retrocedendo i nerazzurri in Serie B. “Chissà se avesse giocato la sera prima, con o senza grandine…”.