Adesso, ormai da 3 anni, fa il formatore per scuole calcio, coadiuvando i tecnici delle giovanili dei club nella sterminata provincia italiana affiliati al Monza. Ma se per gli atalantini Pierluigi Orlandini, 51 candeline oggi, lunedì 9 ottobre, è stato il classico enfant-du-pays andatosene troppo presto da Bergamo, nessun calciofilo potrà mai levargli il posto nella storia di questo sport conquistato segnando il primo golden goal ai supplementari per risolvere gli Europei per l’Italia Under 21.
Orlandini e il Golden Goal
L’esterno alto e pure grosso di San Pellegrino Terme, scrisse una pagina indelebile a Montpellier, il 20 aprile 1994. 7′ del primo tempo supplementare: bordata di sinistro da fuori sotto l’incrocio, da sostituto di Pippo Inzaghi, per la vittoria sul Portogallo degli Azzurrini allenati da Cesare Maldini. Triplice fischio, finisce lì. La prima partita chiusa anzitempo, quando la rete si gonfia. La prima volta dall’introduzione l’anno precedente della regola, che sarebbe morta 11 anni più tardi, facendo comunque in tempo a mietere gli Azzurri senior tra le vittime: di Trezeguet all’Europeo dei grandi nel 2000 e di Ahn ai Mondiali giapponesi-sudcoreani del 2002 i “sudden death” (morte improvvisa, com’era inizialmente chiamata) nella memoria collettiva.
Nell’Atalanta da Europa
Orlandini, che ancora in carriera avrebbe dato anche ottima prova di sé come barman, come mister ha avuto tra le mani gli Allievi della Virtus Francavilla (3 anni) e il Grottaglie (stop nel 2019) contestualmente all’apertura della sua scuola calcio a Mesagne, l’Asd Gigi Orlandini, affiliata Monza. Da professionista, l’esordio con l’Atalanta, che l’aveva prelevato dodicenne dal San Giovanni Bianco, in casa contro il Milan il 20 gennaio 1991. Un ko di misura al cospetto di una delle sue destinazioni future, cui fa seguito il 4-1 subìto a Lecce che determina il cambio della guardia in panchina tra Pierluigi Frosio e Bruno Giorgi. Come contorno, altro tris di gettoni più i quarti di finale di Coppa Uefa, a Bergamo il 6 marzo e a San Siro il 20, persi con l’Inter trapattoniana.
Orlandini dalla provincia alla metropoli
La Beneamata è la prima tappa fuori provincia, nel 1994-1995, coi nerazzurri di Bergamo (12 presenze nel 1991-1992, 24 e 5 gol nel 1993-1994 della retrocessione con la coppia Valdinoci-Prandelli a subentrare a Guidolin) e il Lecce (1992-1993) a precederla. Erano tempi in cui da quelle parti arrivava spesso chi aveva castigato i nerazzurri ricchi: il nostro ci era riuscito nei 2-1 del 2 gennaio a Milano e del primo maggio ’94 sotto le Mura. Con Ottavio Bianchi, nella squadra dell’imperfetto duo olandese Jonk-Bergkamp e del cecchino Ruben Sosa, sei palloni nel sacco al primo giro di corsa, compreso il paio al Milan nei quarti di Coppa Italia, per finire emarginato nella seconda annata col subentro di Roy Hodgson.
Da Verona alla Puglia
Seguono una bella stagione a Verona in cui i ragazzi di Gigi Cagni scendono però in B, due a Parma da rincalzo vincendo Coppa Italia e Coppa Uefa nel ’99 con Alberto Malesani, il Milan zaccheroniano del post scudetto con 5 gettoni di cui 2 in Champions e gol in campionato al Venezia, la Laguna dal gennaio successivo (Luciano Spalletti e Francesco Oddo), Brescia e il ritorno alla base nel 2001-2002 per 6 comparsate prima di scendere di categoria. Brindisi (coppa di C, 2003), Nardò, Mesagne, Montalbano e Racale, con scarpe appese al chiodo a nemmeno 35 anni. Quindi, le esperienze da allenatore: Giovanissimi Nazionali del Taranto, Tricase (Eccellenza), Brindisi (Allievi), Pontisola (Allievi), Brindisi (Juniores Nazionale) e appunto Francavilla e Grottaglie prima di tornare al Nord da formatore del Monza Academy.
Il Monza degli atalantini
Nel biancorosso della Corona Ferrea del calcio, Gigi è in compagnia di un paio di ex atalantini. L’attuale direttore generale del settore giovanile Mauro Bianchessi (1991-2006, poi Lazio), quello che si portò dietro al Milan Manuel Locatelli, e il coordinatore tecnico della Primavera Sergio Floccari. Sotto la supervisione del sanpellegrinese, 49 partite e 5 gol nella Dea su 249 e 27 in carriera, all’origine del rapporto con Galliani & Co., quattro società lombarde (Villa Valle, Cisanese, Trevigliese, Casatese), una abruzzese (River Chieti) e due società pugliesi (Academy Martina, Usd Ruvese).
9 ottobre: compleanno di De Rossi
Orlandini condivide il compleanno con un altro nerazzurro di un passato decisamente più remoto, quello del passaggio di consegne presidenziale da Attilio Vicentini ad Achille Bortolotti passando dal classico presidente da “patto di sindacato” Mino Baracchi. Giorgio De Rossi, portiere di Ivrea, oggi ne fa 83. Il suo ruolino di marcia, tra Marzotto Valdagno, Palermo, Maceratese, Prato e, dopo l’Atalanta, Brindisi e Piacenza ritirandosi trentaquattrenne, parla di 65 partite e 70 gol subiti tra A e B dal 1968 al 1970. Non male, non fosse per la retrocessione dell’annata in cui Sergio Clerici arrivò dal Bologna per Beppe Savoldi e una montagna di soldi senza bastare alla causa, considerando che lasciò a sole 9 presenze in un biennio Marcello Grassi, futuro recordman senza sconfitte col Perugia insieme a Nello Malizia nel 1979, e a 6 nell’ultima stagione da pro la bandiera Zaccaria Cometti.
De Rossi e l’ascesa di Bortolotti
Anni difficili con tre mister per annata, da Angeleri-Silvano Moro-Ceresoli a Viciani-Gei-Rota. Ma anche nella proprietà. Nel febbraio 1969 l’imprenditore, dirigente sportivo ed ex attaccante delle giovanili Mino Baracchi viene incaricato da Achille Bortolotti e Massimo Masserini, all’epoca azionisti di maggioranza dell’Atalanta, come nuovo presidente. Il 20 dicembre dello stesso anno, venuto a conoscenza del fatto che Bortolotti e Sergio Nessi, subentrato a Masserini come azionista, esonerano a sua insaputa l’allenatore Viciani, le dimissioni. Inizia ufficialmente l’era Bortolotti, dalle beghe di cortile all’Europa in 17 anni e il figlio Cesare a farcela.
Il golden gol era emozionante x le semifinale..finali di coppa decisive L ‘ han Tolto.
Musso out
Auguri
Assomiglia al eccerrimo nemico di Marty mcflay, quello del fil ritorno al futuro..