Nel Dna della squadra orobica si ritrova l’indole dei bergamaschi, orgogliosi e forti, che non si sono mai dati per vinti e ora sono pronti a rialzarsi
‘Mòla mia’, non mollare Bergamo: è questo il motto dialettale che più di tutti si è respirato in questi atroci mesi di lotta contro la pandemia in terra orobica. Da quando i giocatori hanno mostrato in diretta mondiale la scritta artigianale sulla maglia a Valencia dopo aver compiuto un miracolo e regalato ai suoi tifosi i quarti di finale di Champions, ai messaggi virtuali scambiati tra parenti, amici, giocatori e cittadini negli ultimi tre mesi. Come ricorda l’inserto speciale dedicato a Bergamo della Gazzetta dello Sport, il non mollare qui non è tanto un’esortazione fine a se stessa, ma un vero e proprio modo di vivere e di essere.
GASPERINI. Lo stesso che ha incarnato fin da subito il tecnico Gian Piero Gasperini, che ha saputo rialzarsi dopo una serie di disfatte: quattro gare perse nelle prime cinque, ma da Crotone in poi ecco il filotto delle 8 gare vinte in 9 disputate e quella vittoria sul Napoli che cambiò tutto. Persino il 7-1 subìto contro l’Inter diventò per la Dea una carica per conquistare un posto in Europa League, con 72 punti e 21 vittorie, record assoluto.
MORTE E VITA. E ancora, ecco la sua Atalanta che affonda e poi rinasce. Col Borussia Dortmund, e poi con la vittoria sul Bologna. Col Copenaghen, e poi col 5-1 al Chievo e il 4-1 all’Inter. Vede infrangersi il sogno della Coppa Italia, ma subito dopo realizza quello dell’accesso in Champions. Se la vede sfuggire dalle mani nelle prime gare del girone, che poi domina arrivando alle Final Eight. Domenica l’Atalanta scenderà in campo per Bergamo e i suoi abitanti, per chi non c’è più e ancora lotta, per una ripartenza che sa di rinascita. Per continuare a sognare anche, e soprattutto, dopo i tre mesi da incubo.
❤
Dalla Puglia invio il mio incoraggiamento. FORZA DEA ORA E SEMPRE.
Noi non possiamo mollare mai!!