L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport racconta la storia di Giampaolo Pazzini, un talento sfornato dal vivaio di Zingonia con la complicità di Mino Favini. Arrivato sui campi del Centro Bortolotti ancora ragazzo, viene educato e formato dagli istruttori orobici che lo prelevano dal Margine Coperta, società della provincia di Pistoia e legata alla Dea.
L’attaccante ora in forza agli scaligeri debutta in prima squadra con la maglia orobica nella stagione 2003-2004, in Serie B e ancora oggi è grato all’Atalanta per l’opportunità che gli hanno concesso. Un ringraziamento particolare per Andrea Mandorlini, il tecnico che allora era sulla panchina orobica e che, dopo l’infortunio di Igor Budan, decide di lanciarlo titolare. Queste le parole dell’allenatore su Pazzini: “Era un giocatore già strutturato e forte fisicamente, molto abile in acrobazia e nei colpi di testa. Avevi i numeri del campione ed era un bravo ragazzo con tanta voglia di imparare”.
Queste caratteristiche gli hanno permesso nel corso della sua carriera di togliersi parecchie soddisfazioni e di diventare uno degli attaccanti più prolifici della Serie A.