Il più anziano dei due, portiere che alla Juventus avrebbe fatto il secondo a Dino Zoff e a Stefano Tacconi salvo spodestare quest’ultimo per una discreta parte di 1983-1984, a Bergamo esordì da erede del mito Pierluigi Pizzaballa. L’altro è un centrocampista in grado di spiccare il volo dall’Ares Redona fino alla Premier Liga del Kazakistan, nel Qyzyljar SK Petropavlovsk, che l’ha poi lasciato libero da due estati, dal 6 marzo 2020, dopo essere rimasto svincolato il 17 luglio precedente dai turchi dell’Erzurumspor. Oggi, lunedì 12 febbraio, compleanno condiviso per due ex dell’Atalanta. 70 candeline per Luciano Bodini, una salvezza e una retrocessione sotto Titta Rota nel biennio 1977-1979; 34 per Moussa Koné, 11 partite di cui 7 da titolare (5 in serie A) e condite dai gol al Sassuolo in Coppa Italia (4 dicembre 2013) e a Catania (18 maggio 2014), rispettivamente per un 2-0 e un ko per 2-1.
Bodini, da Pizzaballa a Zoff e Tacconi
Prima della gloria bianconera nel decennio 1979-1989 da quattro scudetti, due Coppe Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea, una Coppa dei Campioni e un’Intercontinentale, il prodotto della Bettinzoli del quartiere Don Bosco di Brescia, nativo di Leno, trovò in nerazzurro la rampa di lancio. All’Heysel avrebbe potuto esserci lui, tra i legni, nella tragica serata del trionfo beffardo: difatti aveva sorpassato il rivale nella Supercoppa Europea contro lo stesso Liverpool e nella semifinale col Bordeaux nella coppa dalle grandi orecchie. Dal ’74 al ’77, il figlio d’arte Bodini, il cui papà Giovanni aveva giocato a Brescia, Piombino e Treviso, dopo essere stato accolto nel vivaio insieme al gemello Meraldo dal mancino fulminante giocò nella Cremonese in C in compagnia di altri atalantini futuri o passati come Antonio Cabrini, Cesare Prandelli, Giancarlo Finardi ed Emiliano Mondonico, allenata da Rota e quindi Stefano Angeleri: promozione in B.
Bodini in numeri
Atalantino da tredicenne insieme a Gaetano Scirea e al futuro presidente Antonio Percassi, dopo la manciata di panchine nel 1971-1972 causa crac del dodicesimo Antonio Rigamonti, ecco le 8 presenze in campionato e 4 in Coppa Italia, seguite dalle 24 nella seconda annata piena, esordendo l’11 settembre 1977 a Bergamo contro il Perugia: un 1-1 in cui neutralizzò un rigore a Renato Curi. Contro gli umbri, ma a stadi invertiti, il famoso sasso che lo colpì l’11 marzo 1979 togliendolo di mezzo dopo l’autorete di Carlo Osti: ricorso, ma niente 2-0 a tavolino, rimase quello sul campo perché la colpa fu affibbiata ai tifosi atalantini. 45 partite anche nella Juve, 87 da pro esclusa la serie C in tutto e comprese Verona e Inter chiudendo ad alti livelli nel ’91, per una parentesi finale tra i dilettanti in Versilia, dove vive (Marina di Pietrasanta) e dipinge, prima di aprire una scuola calcio da cui è uscito fra gli altri l’ex Empoli Marco Roccati, e di seguire al Dundee in Scozia, da pioniere, i fratelli Dario e Ivano Bonetti.
Kone d’ombra
Nato il 12 febbraio 1990 ad Anyama (Costa d’Avorio), Koné attraversa il mare coi genitori, viene accolto a Redona ed ecco la Dea. Foggia e Pescara con Zdenek Zeman, oltre a Varese, le stazioni in prestito a cavallo di ritiri e richiami della casa madre, il 2013/14 come annata della consacrazione con Stefano Colantuono a vederlo di più sulla fascia, essendoci in mezzo Cigarini-Carmona-Baselli in allegro assortimento, l’Avellino e dal 2015 il distacco definitivo dal cordone ombelicale tra Cesena, Frosinone e i viaggi da giramondo tra la Turchia e l’ex URSS. Una vicenda da 394 partite e 33 palloni in porta da pro, più 44 e 1 in Nazionale. Tanti auguri.