Tra i mastini più quotati nel calcio di provincia anni settanta-ottanta, a Bergamo il brembatese giocò due annate su quattro da titolare. In B…
2, 3, 5. Quando a destra non c’era Gianpaolo Rossi, quando basso dall’altra parte non giocava Giorgio Magnocavallo, quando a fare da stopper non c’era Daniele Filisetti. Il primo in ordine d’anagrafe dei due festeggiati atalantini del 22 settembre, Maurizio Codogno, appartiene a un’epoca in cui si marcava a uomo e non sempre il numero di maglia equivaleva a un abbonamento stagionale. Il difensore di Brembate di Sopra, che compie 64 anni, fece di fatto il titolare nel biennio in B ’82-’84 propedeutico al ritorno al piano di sopra, fra Ottavio Bianchi e Nedo Sonetti. Sotto il piombinese, anche il 4 sulla schiena, nonostante lo preferisse terzino destro. Poi, in A, tantissima panchina, perché a chiuderlo ci sono anche Carlo Osti e Roberto Soldà.
VIAGGIO PER L’ITALIA. Codogno, fisico solido e asciutto, ricci d’ordinanza, comincia a fare sul serio diciannovenne al Treviso in serie D proseguendo il discorso alla Pro Vercelli, dove nel 2009 è stato nominato responsabile dell’attività di base, alla Ternana dal ’77 e quindi a Modena in C1 prima di farsi desiderare sotto le Mura. Lì, una stagione interlocutoria nella Dea neopromossa dall’inferno del terzo campionato professionistico e quindi la cavalcata verso il rientro sul palcoscenico più prestigioso, dove i colori nerazzurri mancavano da un quinquennio.
IL SEGUITO. Lasciata Bergamo per Arezzo nell’estate del 1986, dopo 68 presenze senza segnare di cui 12 in A, 4 in Coppa Italia e altrettante nell’Anglo-Italiano, il brembatese appende le scarpe al chiodo a quota 36 dopo il triennio al Novara. Dal 1995 al 2003 ha allenato a sprazzi la Pro, il Pavia, la Valenzana e il Casale. Tanti auguri.