
La polemica dell’allenatore dell’Atalanta sugli arbitri, compreso il “ragazzino” di domenica tra i ragazzini dai cartellini facili, tiene ancora banco
“Ragazzino” a Livio Marinelli, il maresciallo degli alpini che fece una missione di peace-keeping in Afghanistan, reo di averlo cacciato domenica contro l’Udinese? Gian Piero Gasperini, secondo L’Eco di Bergamo, ha ragione a invocare trasparenza dagli arbitri sulle decisioni assunte in campo ma, tra i torti, a parte il metterla sul piano personale, c’è anche la sua propensione alla battuta.
I TORTI DEL GASP E L’ALPINO MARINELLI. Uno dei due torti sopra enunciati, perché un direttore di gara non si dovrebbe giudicare dall’età. E la giacchetta di Tivoli, che dirige dai suoi 19 anni, a quasi 37 ne ha viste tante soprattutto fuori dal rettangolo di gioco. Meglio un alpino come Marinelli che un sessantenne senza riflessi, questa la tesi fra le righe del quotidiano locale.
IL GASP E GLI ARBITRI. La ragione, del resto, è dalla parte del Gasp, perché dalla VAR non può che arrivare la trasparenza, ovvero la spiegazione delle decisioni prese come accade attualmente nella NBA col delegato arbitrale. Regole chiare richiedono un’applicazione altrettanto chiara e giustificata. Ma sui rapporti interpersonali L’Eco dà torto al tecnico dell’Atalanta: l’arbitro, ragazzino o no, non deve rapportarsi pubblicamente con l’allenatore o con il giocatore su cosa è successo in campo. Ci sono i referti, non è un rapporto paritario. Come un poliziotto al posto di blocco o come l’allenatore nello spogliatoio.
