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23 agosto: auguri anche a Luppi e Albertini

atalanta

Una sola stagione (più 2 match) per il difensore bolognese, mezza per il regista del Milan che lasciò per… il Barcellona

22 partite sotto Emiliano Mondonico, per il primo dei due ex giocatori dell’Atalanta festeggiati oggi, mercoledì 23 agosto: 17, di cui 14 da titolare, più 3 di Coppa Italia e un paio nell’estate successiva prima di cominciare a Ravenna una seconda carriera culminata con la fascia di capitano a Venezia. Il secondo, invece, 15 match di cui 2 nel trofeo della coccarda prima di fuggire a gennaio al Barcellona, dopo una parabola da bacheca strapiena, specie in rossonero, e sopratutto assist a Giampaolo Pazzini e punizione vincente all’esordio in nerazzurro, nel 2-2 col Lecce a Bergamo il 12 settembre 2004. Torta per Gianluca Luppi, che ne fa 57, e Demetrio Albertini, 52.

LUPPI, DIFENSORE DEL MONDO. Addizione a un reparto con José Herrera, Mauro Valentini, Paolo Montero, Nicola Boselli e Antonio Paganin, il bolognese di Crevalcore Luppi, diventato qualcuno nel ruolo di terzino destro sotto Gigi Maifredi in rossoblù per poi seguirlo alla Juventus e farsi quindi un triennio fiorentino fino al 1995, nella stessa estate opta per il nerazzurro. Abbastanza fugace: in Laguna, due campionati cadetti e altrettanti al piano di sopra, promosso con Walter Novellino e con Cesare Prandelli ma abbandonando la nave per passare al Napoli, ultima stazione che conta prima di chiudere con Cesena, ancora Ravenna e Crevalcore. Scarpe al chiodo a quota 40, quindi la panchina: vice di Daniele Arrigoni al Bologna (2007/8), Union Venezia in D (2011) e Mezzolara (2012-2015) alle soglie dei pro. Sul campo, 580 allacciate di scarpe nel calcio pro e 24 reti.

ALBERTINI E LA FUGA IN BARCA. Per Albertini, il regista del Milan dei trionfi, da ritirato manager, dirigente e commentatore, anche la parentesi da vicepresidente della Federcalcio sotto Giancarlo Abete dal 2007 al 2013. Meno positiva quella bergamasca: di fronte alla richiesta al gruppo di ricompattarsi di Delio Rossi, subentrato ad Andrea Mandorlini, a gennaio del 2005 l’uomo di Besana in Brianza preferisce vestire il blaugrana. In mezzo la Dea, che al suo posto avrebbe preso dalla Ternana Giulio Migliaccio al mercato di riparazione, aveva anche il Professore, alias Antonino Bernardini, il mediano puro Nicola Mingazzini, il mezzosinistro Michele Marcolini e Riccardo Montolivo. Troppa calca per chi come il buon Demetrio, ramo paterno marchigiano e materno sardo, aveva appena vinto la Coppa Italia nella Lazio di Roberto Mancini dopo essere tornato dall’Atletico Madrid. Da buon(issimo) Diavolo, fatta salva la parentesi patavina diciannovenne, tra Arrigo Sacchi, Fabio Capello e Alberto Zaccheroni, 5 scudetti (1992, 1993, 1994, 1996, 1999), la Supercoppa Italiana ’92-3-4, la Coppa dei Campioni tre volte (1989, 1990, 1994), la Coppa Intercontinentale (1989, 1990) e la Supercoppa Uefa (1993-4). In azzurro, un Europeo Under 21 (1992), più 79 e 3 gol in quella senior (argento agli Europei del 2000 con Dino Zoff); al Barca, il titolo 2005. La fuga da meteora tra le meteore a qualcosa servì, in un carrierone di club da 521 gettoni e 40 sfere magiche nel sacco. In giacca e cravatta, da un triennio, l’attuale compito da presidente del Settore Tecnico della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Auguri.

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