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25 agosto: gli 82 di Domenghini, la Coppa Italia a Bergamo e la gloria interista

Il meglio del calcio bergamasco: da Lallio alla Magrini, dall’Atalanta all’Inter herreriana dei grandi trionfi

Il 25 agosto, oltre che del CEO Luca Percassi, è il compleanno dell’artefice massimo della Coppa Italia del 1963, unico trofeo in bacheca dell’Atalanta. Spegne 82 candeline Angelo Domenghini da Lallio, l’ala destra per antonomasia: dell’Europeo vinto dall’Italia a Roma nel 1968, della gloria internazionale nell’Inter di Helenio Herrera e dello storico scudetto col Cagliari prima di diventare vicecampione del Mondo a Mexico 1970. Il figlio dell’oste, ex apprendista alla Magrini, che come trampolino della carriera si scelse la tripletta del 2 giugno ’63 a San Siro nel 3-1 al Torino nella finalissima. Svezzato dal Verdello del dottor Giuseppe Brolis, dirigente della “Dalmine” e guru del vivaio nerazzurro, condivide insieme a Roberto Donadoni la fama di giocatore bergamasco più forte e vincente di sempre: scudetti ’65, ’66 e ’70, Coppa dei Campioni ’65, Coppe Intercontinentali ’64 e ’65, l’Europeo di Roma nel ’68 impattando nella prima finale con la Jugoslavia e il secondo posto nalla rassegna iridata (33 presenze e 7 reti complessive in Nazionale) perdendo a poker sporco col Brasile di Pelè.

DOMENGHINI, UN BERGAMASCO NELLA GLORIA. Nato centravanti ma con trascorsi da mezzala nel Verdello di don Antonio Andreoletti, il Domingo, soprannome da messicano, aveva il numero 7 inciso nel sottopelle. Da nerazzurro a nerazzurro, dal milione ai quindici (iniziali) di stipendio, un quadriennio a casa con la vittoria nella Coccarda da capocannoniere (5 in quell’edizione, sui 27 in 83 match nella sua alma mater, 500 e 130 circa fino alla chiusura della carriera nel ’79) e poi la Grande Inter, il primo storico titolo di Casteddu, la Roma, il Verona, il Foggia, l’Olbia e il Trento.

DOMENGHINI ASSO DI COPPA. Promosso nel calcio che conta dal futuro ct del Club Italia Ferruccio Valcareggi e vittorioso sotto Paolo Tabanelli da bomber scelto della manifestazione vinta alla vigilia della salita in Cielo dell’amato papa Giovanni XXIII, il tifosissimo Angelo Roncalli da Sotto il Monte che aveva ricevuto la squadra il 14 novembre 1959 prima di una trasferta con la Lazio, Domenghini nella famosissima finale si spianò la strada con la fame dell’ex ragazzo povero. Incornò i granata correggendo una palla molto tesa da fermo del compianto Flemming Nielsen, li impallinò con la volée mancina in combutta con Luciano Magistrelli su una scodellata di Giorgio Veneri e li stese scaraventando in porta dopo un rimpallo con Buzzacchera su apertura di Mario Mereghetti. Ne segnò altri, importantissimi, da ala che tornava ma non esattamente tornante, che si allargava e crossava oppure tagliava per la conclusione, spesso impietosa. Sotto, nei video, ne potete ammirare qualcuna, anche alla Svezia nei Mondiali che fece nascere il mito del Domingo, uno che in realtà aveva già vinto praticamente tutto. Tanti auguri al bergamasco più forte di tutti con un pallone tra i piedi.

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