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Amarcord – Quel 4 settembre della prima volta con lo Sporting

Nerazzurri prossimamente alle prese con il sesto e il settimo appuntamento contro i biancoverdi di Lisbona

Salvador Calvanese nel gioco delle torri con Kurt Christensen, l’assistman Angelo Domenghini con una seccata in diagonale nella corsa verso il fondo innescatagli dal lancio di Alfredo Pesenti. La vittoria all’inglese di Bergamo, davanti a diecimila anime, una più una meno, ai danni dei portoghesi. C’è sempre una prima volta per tutto, figuriamoci nel calcio. Il 4 settembre del 1963 andò in scena la prima delle cinque sfide dell’Atalanta con lo Sporting Lisbona, prossimo avversario nel Group Stage D di Europa League.

IL 4 SETTEMBRE DELLO SPORTING. Una sfida destinata a rinnovarsi aggiornandosi alla settima, al ritorno del girone il prossimo 30 novembre al Gewiss Stadium (18.45) dopo aver reso visita al già familiare “Da Luz” il 5 ottobre (stessa ora) all’andata. Bando alle ciance. I nerazzurri, passati dalle mani di Paolo Tabanelli a quelle di Carlo Alberto Quario, che alla ventesima di serie A avrebbe dovuto cedere il posto a Carletto Ceresoli, erano qualificati in Coppa delle Coppe in virtù del 3-1 al Torino a San Siro il 2 giugno precedente. Tripletta del Domingo e primo turno assicurato. Nella ripresa, al 28′ e al 41′, l’uno-due da non lasciare scampo.

LO SPORTING E LE ALTRE DUE. Il ritorno e lo spareggio, rispettivamente al “José Alvalade” e sul neutro del “Sarrià” di Barcellona, invece, dissero male alla squadra bergamasca. Il 3-1 del 9 ottobre a campi invertiti costò la lussazione al gomito sinistro per il portiere-figurina numero 1 più famoso e ricercato del mondo, Pierluigi Pizzaballa, proprio in occasione dello svantaggio al quinto siglato in mischia da Figueiredo. Il pari di Christensen beffando portiere e marcatore al 18′ non bastò: Calvanese, 9 tattico bonaerense improvvisato tra i legni, non essendoci all’epoca sostituzioni, prese gol nella ripresa da Mascarenhas (17′) e Bé (32′). Nella capitale catalana, infine, il vantaggio del bresciano Chico Nova a rimorchio di Flemming Nielsen (22′) venne ribaltato nei regolamentari ancora da Mascarenhas due lancette più tardi e quindi nei supplementari da Lucio (8′ del primo tempo) e dal doppiettista di giornata, 3 gol nelle 2 partite decisive, a 5′ dal termine. In porta, in gara 3, c’era il romanese Zaccaria Cometti.

LO SPORTING 25 ANNI DOPO. La vendetta viene servita freddissima, quasi glaciale, meno di un quarto di secolo più tardi, alla seconda esperienza atalantina nel calcio continentale. Qui, al contrario della prima volta, da finalisti della Coppa Italia col Napoli scudettato (3-0 il 7 giugno a Fuorigrotta, 1-0 a Bergamo 6 giorni dopo) con la squadra di Nedo Sonetti già retrocessa in serie B. Quella di Emiliano Mondonico che, eliminati Merthyr e OFI Creta, si sarebbe arreso solo al Mechelen/Malines nelle famosissime semifinali (doppio ko per 2-1), fu l’impresa delle imprese: a Bergamo rigore di Eligio Nicolini a 1′ dall’intervallo e raddoppio in mischia del friulano a 9′ dal gong, di là vantaggio di Houtman (66′) resistito soltanto un quarto d’ora scarso al dribbling con appoggio in caduta del medesimo al portiere Damas dopo il lancio del piccolo grande regista offensivo di Omegna.

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