Il 10 ottobre di sette anni fa, l’Atalanta e Bergamo erano ancora, a distanza di più di una settimana dai fatti, quasi stupiti dall’impresa confezionata contro il Napoli. La formazione di Gasperini si era messa alle spalle tante chiacchiere, con annesse questioni legate alla posizione traballante del proprio allenatore, arrivato a giugno dopo la chiusura del suo rapporto con il Genoa, con la mancata possibilità di giocare l’Europa League per motivi di licenza come goccia a far traboccare il vaso.

Era un lunedì, quel 10 ottobre. Il patron Antonio Percassi, giunto a circa un lustro dal suo ritorno da proprietario del club, si cimentò in una sorta di profezia ai taccuini di Pietro Serina di Eco di Bergamo: “Domenica scorsa ho rivisto il sogno: una squadra di giovani competitiva in Serie A e uno stadio che tifa. In tutto questo, abbiamo il miglior allenatore possibile. Ora che ha completato il rodaggio ci darà grandi soddisfazioni”.

Il postumo svolgimento dei fatti, suggerirebbe di cambiare quel “grandi” in mastodontiche, visto che nemmeno il più ottimista dei tifosi si sarebbe aspettato gli esiti di questa incredibile epopea, che perdura ancora oggi. Sempre qualificata per le coppe europee, ad eccezione della dolorosa parentesi del 2021/22, se non altro per un girone di ritorno poco sopra la soglia del rendimento da salvezza, la Dea ha totalmente cambiato la propria dimensione sotto la guida del condottiero di Grugliasco. Quelle dichiarazioni del patron cadevano in occasione di una pausa nazionali, proprio come ora. Uno spunto per guardarsi indietro e sorridere. Sembra ieri, d’altra parte, in un calcio che corre velocissimo e sembra consumare tutto e tutti. A resistere, per il momento, è solo Gasperini in nerazzurro, ormai di gran lunga recordman di panchine consecutive del club orobico e esponente dei più alti picchi, almeno per il momento, della storia del club.