Ndary Michel Adopo è il mistero su due gambe, scarpe e tacchetti dell’Atalanta attuale. Pescato dal mercato degli svincolati dopo la scadenza naturale del rapporto col Torino, il centrocampista francese classe 2000 non vede il campo dal 24 settembre scorso dopo aver assommato mezzora circa più recuperi. E a gennaio, visto che non fa al caso di Gian Piero Gasperini, potrebbe anche imboccare il cancello di Zingonia in uscita.

Adopo e il senno di poi: a che serve?

Finito a fare il backup dei backup nel suo ruolo, ovvero centrale di un reparto che il tecnico vuole rigorosamente a due in linea coi due pendolini di fascia, l’ex granata dopo il quarto d’ora col Cagliari da cambio di Davide Zappacosta, non s’è più alzato dalla panchina. E dire che all’esordio sul campo del Sassuolo aveva fatto l’iradiddio, buttandosi negli spazi e servendo a Nadir Zortea il comodo pallone del raddoppio. Campa cavallo, era il 20 agosto.

Adopo la Fiorentina

A costare ad Adopo la retrocessione netta nelle gerarchie di un pacchetto di mediani comunque nutrito – De Roon, Koopmeiners, Ederson, lo stesso Pasalic nonostante la prova negativa col Napoli sabato scorso -, l’erroraccio di Firenze nella presenza di mezzo, la seconda su tre timbrate di cartellino da impiegato part time. Quel 17 settembre, contraddistinto dalla staffetta con Teun e dal retropassaggio-assist per il 3-2 di Kouamé nel classico e fin troppo sentito scontro diretto a rincorsa, è stato indubbiamente lo spartiacque tra il prima e il dopo. “Ha caratteristiche assolutamente diverse da Marten”, la sentenza gasperiniana di fronte alla domanda sul sostituto dello squalificato di turno. Porta, pardon finestra invernale aperta, magari trovando una riserva più solida e performante?