17 dicembre 1967 e 15 aprile 2017. Due tappe decisive della carriera, rispettivamente, di Alfredo Pesenti, eroe della Coppa Italia del ’63, e Bryan Cabezas, il classico talento dal grande avvenire alle spalle. I due festeggiati di oggi, mercoledì 20 marzo. Perché per il terzino destro zanichese lo scontro con Luciano Chiarugi nel ko di corto muso a Firenze significò crociato e fine della carriera a soli 26 anni, per lui che ora ne fa 83, mentre la neo ventisettenne ala sinistra ecuadoriana nel botta e risposta tra Kurtic, da lui sostituito, e Dzeko sul campo della Roma, consumò quell’unico pomeriggio i 22 minuti più recupero della sua unica partita da atalantino.
Pesenti, da Zanica alla conquista della Coppa Italia
Il buon Alfredo da Zanica, difensore dai garretti e dallo stacco di grande esplosività nonostante il fisico non gladiatorio, entra nella storia nerazzurra come secondo protagonista della filastrocca più bella, la formazione in ordine di vecchio sistema: Pizzaballa; Pesenti, Nodari; Veneri, Gardoni, Colombo; Domenghini, Nielsen, Calvanese, Mereghetti, Magistrelli. I trionfatori del trofeo della coccarda, il primo e finora l’unico nella bacheca societaria: 2 giugno 1963, allenatore Paolo Tabanelli, tripletta del Domingo e 3-1 finale, alla vigilia della scomparsa del bergamasco papa Giovanni XXIII, alias Angelo Roncalli da Sotto il Monte.
Le perle di Pesenti
Terzino marcatore che si occupava del dirimpettaio, quindi dell’ala sinistra, quel giorno Dante Crippa papà del futuro scudettato nel Napoli Massimo, Pesenti segnò 4 gol (1 al Servette il 23 giugno ’63 in Coppa delle Alpi) in 187 partite (163 in A) da fedelissimo alla causa, prima di rompere col club che dopo le vicissitudini sanitarie non ritenne più di doverlo recuperare alla causa. Nel 2-0 di Varese l’11 novembre 1965, da match winner con la Sampdoria a Bergamo in mischia su punizione di Luciano Magistrelli guadagnata da Chico Nova il 12 dicembre successivo e infine per il temporaneo quanto illusorio pari nel ko per 2-1 proprio col Toro il 16 gennaio ’66. Tardo esordiente nel massimo campionato il 28 ottobre ’62 con l’Inter, anche sotto Carlo Alberto Quario, Carletto Ceresoli e il cavallo di ritorno Ferruccio Valcareggi avrebbe confermato di essere uno dei punti di forza della squadra. Le 3 presenze in Coppa delle Coppe con lo Sporting ne fa un pioniere, antesignano delle glorie europee di decenni più tardi, da Emiliano Mondonico fino a Gian Piero Gasperini oggi.
Cabezas, un subentro e via
La novità è che dopo la fine del rapporto col Kocaelispor e la rescissione con l’Atalanta l’aletta mancina ha ritrovato un datore di lavoro. Dal 7 marzo scorso il buon Bryan Alfredo Cabezas Segura fa parte della rosa de El Nacional di Quito. Ultima partita nota, il 31 ottobre di 3 anni fa in casa del Denizlispor. Poi, curiosamente come Pesenti, crociato anteriore anche lui, solo che negli anni Sessanta non si finiva mica sotto i ferri.
Cabezas rivede la luce?
Il nazionale ecuadoriano (1 da senior, 4 da Under 17, 12 e 7 reti in Under 20 con cui vince l’argento al Sudamericano di categoria di casa), che nell’Independiente del Valle s’era reso famoso in finale della Copa Libertadores 2016, persa contro l’Atlético Nacional dopo aver segnato 3 gol al Boca Juniors nelle due semifinali, è sospeso tuttora alla difficoltosa riabilitazione post operatoria del 17 novembre 2021. 1,8 milioni di euro (più il 20% sulla futura rivendita) e firma su un contratto quinquennale (fino al 2021) i suoi unici numeri atalantini. Pochissima roba con Panathīnaïkos, Avellino, Fluminense ed Emelec prima della toccata e fuga nella cadetteria turca.
Bryan Cabezas⚫️🔵
AUGURISSIMI💙🖤