435 presenze, nessuno come lui. 5 campionati cadetti su 18: nessuno con tanti saliscendi. 396 gare di campionato tra A e B: imbattibile anche qui. 281 nella massima serie, primato condiviso con Stefano Angeleri grazie al doppio spareggio playout perso con la Reggina nel 2003. Tutti i numeri di Gianpaolo Bellini, promosso già dall’anno scorso ad allenatore dell’Under 17 dell’Atalanta, più che una maglia l’epidermide insieme al cuore. Il titolo da direttore sportivo a Coverciano potrebbe farne un dirigente nel futuro, ma intanto oggi, 27 marzo, ne spegne 44 sulla torta, insieme alle 55 di Gianluigi Lentini che ballò benissimo una sola stagione mondonichiana, il 1996-1997.
Bellini, più che una maglia, l’epidermide
Figlio del medico condotto di Sarnico, Bellini non ha mai indossato altre maglie. Trafila nelle giovanili, il Trofeo Dossena nel ’97 e un titolo Primavera l’anno successivo con Giovanni Vavassori. L’11 aprile 1999 l’esordio da professionista, in B, durante Atalanta-Verona (3-2), sotto Lino Mutti. Il primo dei 12 gol complessivi, invece, il 15 settembre nel tris casalingo alla Pistoiese in Coppa Italia. In A, il battesimo del fuoco, sempre a Bergamo, nel 2-2 con la Lazio il primo ottobre 2000.
Paolo da Sarnico, il testimone di due secoli
Lungo la sua militanza atalantina, Gianpaolo, divenuto capitano dopo l’abbandono del suo grande amico Cristiano Doni per squalifica, avrà forse il rimpianto di essersi ritirato nella primavera del 2016, senza quindi prendere parte all’epopea di Gian Piero Gasperini. Ha anche un bronzo europeo Under 21 in attivo nella carriera azzurra. Sposo dal 22 maggio 2014 di Cristina Seghezzi, ha tre figli. Ed è il testimone della storia nerazzurra tra i due secoli: bambino sotto Cesare e Achille Bortolotti, cresciutello con l’Antonio Percassi atto I, quindi Ivan Ruggeri e il ritorno in sella dell’imprenditore di Clusone. Ha preso ordini da una fracca di mister: anche Giancarlo Finardi, Andrea Mandorlini, Delio Rossi, Stefano Colantuono, Gigi Delneri, Angelo Gregucci, Antonio Conte, Valter Bonacina ed Edy Reja. Il termine “bandiera” forse non si avvicina nemmeno al mito assoluto che continua a essere, non solo agli occhi dei tifosi che per lui stravedono da sempre.
Lentini, il fuoriclasse del Mondo
Quanto a Gianluigi da Carmagnola, sangue siciliano, nel 1996-1997 fece meraviglie largo a sinistra, con Marco Sgrò a destra, Fabio Gallo a dirigere l’orchestra di Emiliano Mondonico, Daniele Fortunato a completare il Centrocampo degli Architetti, Domenico Morfeo a rifinire e Pippo Inzaghi a finalizzare. Come abbia fatto quella squadra a chiudere solo undicesima è un mistero. Lo stesso della sregolatezza lentiniana dietro il genio di un fuoriclasse dai tempi, dal fisico e dai piedi perfetti. Ingiusto legarne la carriera a quello schianto sull’autostrada dopo aver messo il ruotino del 2 agosto ’93, anche se si fatto non sarebbe più stato lo stesso di prima. L’ex torinista e milanista sotto le Mura dipinse comunque un calcio d’autore.
Lentini, buone cose dal Mondo
Emiliano Mondonico, non per niente, era stato il suo mentore in granata: l’avrebbe richiamato al Toro e pure a Cosenza. In quell’unico giro di corsa, a dispetto di un fisico un po’ appesantito, qualche chicca, tra cui il poker nel sacco: metà alla Lazio (2-1 e 1-2), quindi Perugia (2-2) e Parma (1-2). Il meglio (anche l’apprendistato ad Ancona diciannovenne) era alle spalle, dopo la Calabria il tramonto: dal 2004 al 2012, Canelli tra Eccellenza e D, Saviglianese (Promozione ed Eccellenza), Nicese (viceversa) e Carmagnola, proprio nel paese natìo, appendendo le scarpe al chiodo quarantatreenne. In bacheca, tre scudetti, altrettante Supercoppe italiane, una Europea e una Coppa dei Campioni in rossonero con Fabio Capello più la Mitropa 1991 con Mondonico e scudetto-Viareggio nella Primavera sotto Sergio Vatta. Augurissimi.
Tanti auguri
Tantissimi auguri ad uno dei nostri grandi capitani 🖤💙
Auguri 🎉
Grande giocatore grande uomo una bandiera sta facendo bene Neel settore giovanile come allenatore🙏🙏🙏
Auguri