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Auguri a Rino Marchesi, dall’Atalanta alla panchina della Juve

Spegne 83 candeline Rino Marchesi, formatosi come calciatore nell’Atalanta e protagonista di un triennio da altalena. Mediano-rigorista e poi allenatore

Avrebbe allenato a strisce bianconere nel colpo di coda di Le Roi Platini e nel sofferto seguito, ma questa è un’altra storia. Intanto va registrato un compleanno con contorno di ricordi lontani nel tempo. Dal passato sbuca Rino Marchesi: oggi, giovedì 11 giugno, ben 83 candeline da signore del pallone. Alle sette di sera del 6 marzo 1960, davanti all’esito del lancio della monetina dell’arbitro triestino Giorgio Genel in mezzo ai capitani Livio Roncoli e Umberto Colombo, futuro nerazzurro, il rigorista scelto, appunto Rino Marchesi (secondo in piedi nella foto di copertina, tra Bengt Gustavsson e Stefano Angeleri), deve aver storto la bocca. Perché l’ex centrocampista dell’Atalanta, allora perdente per sorteggio coram populo nei quarti di finale di Coppa Italia, mica come nel tris secco sempre nello stadio di Bergamo del 30 gennaio di un anno fa, in quella sfida aveva infilato dal dischetto (al 72′, contatto Colombo-Nova) il 2-2 in rimonta (18′ Sivori su punizione, 43′ lo stesso Colombo, 50′ Rinaldo Olivieri su invenzione di Chico Nova) e tutti e 6 i rigori della serie dopo i supplementari, esattamente come il rivale Antonio Montico.

MARCHESI, UN RIGORISTA PER L’ATALANTA. Epoca remota davvero, quando i rigoristi non si alternavano e ce n’era uno solo nella lotteria che andava oltre la cinquina dell’era contemporanea. Non fu quello l’ultimo gol atalantino del mediano sinistro di San Giuliano Milanese, verso fine carriera libero quando il sistema o WM avrebbe ceduto il passo al modulo all’italiana con un baluardo dietro tre marcatori e davanti al solo portiere: Genoa e Vicenza le ultime vittime del biondino glaciale, ben 14 palloni nel sacco nel triennio bergamasco 1957-1960 post Fanfulla, di cui 1 al Le Havre in Coppa dell’Amicizia, su 97 presenze. Non male, per chi giocava in linea col Gabbiano Stefano Angeleri e in A bucò la porta sempre nella stessa specialità anche dell’Inter e dell’Alessandria (doppietta), mentre in B gli era riuscito con Palermo (2), Messina, Novara, Brescia, Sambenedettese e Modena.

MARCHESI, PALMARES DA RIGORISTA. Trasferitosi alla Fiorentina, Marchesi mise in bacheca il double Coppa Italia (rinvinta nel ’66) più Coppa delle Coppe nel ’61, allenatore Czeizler e poi la coppia Hidegkuti-Chiappella, mentre all’ombra della Maresana erano stati Carlo Rigotti, Giuseppe Bonomi e Karl Adamek a cavallo di retrocessione (allora il titolare, col 6, era Franco Janich) e ritorno al piano di sopra e quindi Ferruccio Valcareggi. Alla Lazio dal 1966 al 1971, da giocatore il buon Rino, ormai battitore libero, chiuse col biennio a Prato per iniziare una carriera da tecnico più che ventennale con Montevarchi, Mantova, Ternana, Avellino, Napoli, Inter, ancora Napoli nel pre Maradona, Como, Juventus (secondo posto e settimo, spareggio Uefa vinto col Torino ai rigori), Como, Udinese, Venezia, Spal e Lecce uscendo dal mondo del calcio a 57 anni per diventare saltuario commentatore televisivo. Tanti auguri.

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