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Nerazzurri in prestito pt. 3 – Il trio oltre cortina: mistero Nica

Niente, nemmeno con l’Astra Giurgiu. Anche nell’1-1 allo “Stefan cel Mare” (Stefano il Grande), in casa, sabato scorso s’è fermato ben lontano dal referto. Il posto di terzino destro, nel club della capitale del suo Paese un tempo glorioso e ora ridotto al settimo posto in Liga, è dello spagnolo José Romero. Il tecnico Vasile Miriuta finora non l’ha proprio visto, in senso metaforico s’intende. Ma lui, la faccia conosciuta a Zingonia per una sola stagione prima di imboccare il tunnel senza fine dei parcheggi qua e là, la squadra la sta vedendo col binocolo. Constantin Nica, attuale prestito atalantino che ha seguito il richiamo della foresta senza trovare libero nemmeno un ruolo da taglialegna, era piovuto come un carneade dal variegato pianeta del calciomercato in versione Pierpaolo Marino nell’afosa estate del 2013, proveniente da Bucarest, sponda Dinamo. Dov’è tornato nel settembre scorso senza lasciare traccia evidente del suo passaggio.

Un po’ come al ventiquattrenne ex nazionale rumeno, che sperava di ritrovare la divisa patria sotto il ct Cosmin Contra dopo la fugace apparizione nell’amichevole contro la Slovacchia l’antivigilia del ferragosto successivo (un mese esatto) alla sua ufficializzazione in nerazzurro, era capitato in quella lontana stagione a Bergamo. A livello contrattuale certamente la sua fortuna, perché non è che Coppa e Supercoppa nazionale tra 2012 e 2013 (19 presenze in campionato, 1 in Europa League a Kharkiv con Dario Bonetti allenatore) facessero poi molto curriculum. Dieci allacciate di scarpe, palesando la curiosa caratteristica di vangare preferibilmente la corsia destra a piede invertito, concesse da Stefano Colantuono, di cui sei da titolare: tre in campionato con Inter, Bologna e Verona, altrettante in Coppa Italia con Bari, Sassuolo e Napoli. Squarciata la coltre di mistero, s’è scoperto che il ragazzo sta svolgendo un programma differenziato per recuperare la forma, forse non al meglio dopo 43 match nel triennio a titolo temporaneo fra Cesena (retrocesso in B), Avellino e Latina (fallito).

Dal canto suo, il ventunenne centrale difensivo ungherese Akos Kecskes, già con due annate alle spalle d’esperienza in patria all’Ujpest, continua in Polonia il suo apprendistato lontano dalla casa madre di Zingonia. L’altro ieri era titolare, come spesso gli accade, nella settima sconfitta in undici gare di campionato (nona presenza personale, decima con la coppa) con la maglia del Termalica Nieciecza, il Chievo polacco, rappresentante di un villaggio di 750 abitanti arrivato in serie A tre stagioni or sono. 1-0 del Wisla Plock domenica e tanti saluti, la realtà è il pane duro della penultima piazza in coabitazione con il Piast Gliwice. Ma la compagine a doppia guida Rumak-Bartoszek è una gavetta utile e onorevole, per il ragazzo prelevato quattordicenne dal Tisza Volán.

Infine, un passettino da gigante dall’Ekstraklasa alla Super League greca, dove in casa del PAS Giannina l’esterno sinistro Bryan Cabezas sabato scorso ha totalizzato la terza mancata convocazione di fila da parte dell’allenatore Marinos Ouzounidis dopo le noie alla caviglia sofferte a Corfù il 10 settembre scorso. Nel Panathinaikos, sei punti nella massima serie in altrettante partite, l’ecuadoriano classe 1997 ha fatto il suo in 3 partite di cui 2 dallo start (le prime, con Platanias e Levadiakos) in campionato più 4 nei preliminari di Europa League, in cui il mancino che non disdegna il destro ha segnato a domicilio al Qabala da cambio in corsa ripetendosi al “Nikolaidis” da titolare contro l’Athletic Bilbao (2-3 il 17 agosto, poi persa anche al ritorno per 1-0 al San Mames). Non è comunque malaccio, se si pensa che il Gasp gli aveva regalato quindici panchine e un ingresso all’Olimpico di Roma a metà ripresa, il 15 aprile 2017, nell’1-1 con la Roma al posto di Kurtic che aveva firmato il temporaneo vantaggio. Lui, Cabezas, qui da noi il gol poteva farlo giusto solo in allenamento.

 

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