Il calciatore nerazzurro, con la Dea dal 1977 al 1983, ha vissuto momenti delicati, ma ora il peggio è passato
“Me la sono vista brutta, ma per fortuna c’era mia moglie. Le donne sono sempre almeno un quarto d’ora avanti a noi maschi”. Così Daniele Filisetti, calciatore dell’Atalanta dal 1977 al 1983, a PrimaBergamo. Vive a Nembro, fra i comuni più colpiti della bergamasca, ma ora il peggio è passato.
“Non mi sono reso conto della gravità della mia situazione, finché un giorno salendo le scale non riuscivo più a respirare. Ancora oggi mi manca il fiato e ci vorrà tempo perché i miei polmoni tornino come prima. Ho avuto la febbre alta per una settimana, poi per due notti ho sudato tanto e mi sono sfebbrato e mi mancava sempre il respiro. Mia moglie Marina ha capito subito la gravità della situazione e si è mossa”.
“Il professor Remuzzi ci ha dato la terapia da seguire – afferma la moglie Marina –. A lui e a tutte le persone che ci hanno aiutato va il merito della guarigione di mio marito, io ho soltanto riconosciuto e prestato attenzione ai campanelli d’allarme. Possiamo ritenerci fortunati. Anch’io ho avuto il Coronavirus, l’ho fatto soltanto in forma influenzale con poca dispnea e con la perdita dell’olfatto e del gusto. A entrambi però non è stato fatto il tampone”.
Daniele non sapevo meno male tutto passato ?