Due gol finora per l’esterno dell’Atalanta, perno di una Nazionale che vuole stupire sempre di più
Sartori visiona, l’Atalanta compra e la prima cosa che pensi è “plusvalenza”, soprattutto se si tratta giocatori giovani in rampa di lancio o giocatori a caccia di consacrazione. La lista di quelli scoperti dal responsabile dell’area tecnica nerazzurra è molto lunga e uno degli ultimi è indubbiamente Joakim Maehle, laterale della Danimarca arrivato in Italia all’inizio di gennaio e prelevato dal Genk per circa 10 milioni. Nonostante non abbia avuto molto tempo per ambientarsi, l’impatto è positivo, come testimoniano le 25 presenze nelle varie competizioni in poco più di mezza stagione.
BOMBER IN NAZIONALE. A mancargli è solamente il gol, che invece ha trovato in due occasioni in questo Europeo: il primo nell’importantissimo poker alla Russia nell’ultima gara della fase a gironi, il secondo nell’ottavo di finale al Galles. Contro la selezione di Cercesov firma il definitivo 4-1 all’82’ concretizzando un contropiede con un destro sul primo palo, mentre contro Bale e compagni realizza il provvisorio 3-0 (match poi conclusosi sul 4-0) all’88’, questa volta calciando con il mancino dopo aver utilizzato l’altro piede per aggiustarsi il pallone ed eludere un avversario. Complessivamente Maehle è andato a segno 4 volte in 14 uscite con la maglia danese.
LE GIOIE DOPO LA GRANDE PAURA. E pensare che l’Europeo della Danimarca era iniziato nel peggiore dei modi. E’ il minuto 42 della gara contro la Finlandia (punteggio ancora fermo sullo 0-0) quando Christian Eriksen crolla a terra senza senza aver ricevuto colpi e fa letteralmente gelare il Parken di Copenaghen. Maehle, che aveva appena battuto una rimessa laterale nelle vicinanze, percepisce immediatamente la gravità della situazione, e sollecita l’ingresso dello staff medico, mentre il difensore del Milan Kjaer (anche ex Atalanta, Roma e Palermo) si catapulta verso il compagno per prestare i prossimi soccorsi. L’immagine del calciatore dell’Inter esanime con gli occhi sbarrati fanno rapidamente il giro del mondo e servono 12 lunghissimi minuti prima di poter assistere all’uscita dal campo fra gli applausi di un apparentemente cosciente Eriksen. La gara rimane sospesa per un paio d’ore, prima di ricevere notizie confortanti sulle condizioni dell’ex Tottenham, vedere Hojbjerg farsi neutralizzare un rigore e la Finlandia vincere 1-0 Poijanpalo. Alla Danimarca non andrà meglio contro il Belgio: Poulsen illude, Thorgan Hazard e Lukaku regalano il successo a Martinez, riducendo al lumicino le speranze di qualificazione danesi.
LA SVOLTA E IL TRIONFO DEL 1992. L’inversione in termini di risultati arriva nella terza giornata, con il poker rifilato alla Russia (4-1 a sigla Damsgaard, Poulsen, Christensen e Maehle, inutile il momentaneo 2-1 firmato da Dzyuba dagli undici metri), che ne anticipa un altro a spese del Galles (doppietta di Dolberg, ancora Maehle e rete di Braithwhite) con la Nazionale di Ramsey e Bale eliminata negli ottavi di finale e la Danimarca che affronterà la Repubblica Ceca in quarto equilibrato che lascia aperte le porte a ogni risultato. E chissà che non accada come nel 1992, quando i danesi – che schieravano Peter Schmeichel (papà di Kasper) fra i pali – vennero ripescati in extremis il 31 maggio dopo l’esclusione della Jugoslavia: pareggio con l’Inghilterra al debutto, sconfitta con la Svezia nella seconda giornata e vittoria sulla Francia nell’ultima gara della fase a gironi; successo ai rigori in semifinale contro l’Olanda (2-2 dopo i tempi supplementari) e trionfo nella finalissima contro la Germania con reti di Jensen e Vilfort.
