
Tanti gli attaccanti che hanno beneficiato della tranquillità dell’ambiente azzurro negli anni
Empoli, un’isola felice per gli attaccanti, tra giovani lanciati dal proprio settore giovanile a qualche bucaniere d’esperienza rilanciato. La carta d’identità e la storia alle spalle sono secondarie: spesso passare dal Castellani può essere fonte di nuova linfa ed energia. Partendo da questo presupposto, quindi, Roberto Piccoli proverà a trarre il maggior numero di vantaggi possibili dalla scelta effettuata nelle ultime ore, che sicuramente permetterà innanzitutto di switchare il tipo di ambiente e di pressione esistente nello spogliatoio. Passare da un Verona impelagato nella lotta per la salvezza sin dall’esordio in campionato a un Empoli al momento a +13 dalla terzultima, certamente, potrà aiutare a liberare un po’ la mente di un ragazzo che ultimamente ha avuto poche gioie, almeno in campo.
Lo spera anche l’Atalanta, che oltre alle parole aveva puntato su di lui anche con i fatti solo due estati fa, togliendolo dal mercato nonostante tante proposte fossero arrivate già prima del gol decisivo allo scadere contro il Toro. Era l’esordio in campionato e l’attaccante di Sorisole esultava sotto lo spicchio di curva occupato tifosi nerazzurri, come probabilmente aveva sempre sognato sin da ragazzino, quando a 12 anni varcò i cancelli di Zingonia per la prima volta. Il tutto nell’ambito di un percorso rapidissimo e assai diverso rispetto alle storie che solitamente si leggono in merito a futuri calciatori, spesso già iscritti presso la scuola calcio di turno appena possibile, magari già a 4/5 anni. Il primo tesseramento tra le fila della squadra del paese, infatti, fu solo in quarta elementare, ma le potenzialità erano tali da convincere in breve giro di posta Villa D’Alme (oggi Villa Valle) prima e Atalanta a tesserarlo in rapida successione. Forse Roberto prenderà spunto anche da questo per scalare nuove tappe e riproiettarsi nuovamente come uno dei centravanti potenzialmente più interessanti del nostro calcio. La carta d’identità, in fin dei conti, recita solo ventidue e, purtroppo, di Vieri e di Inzaghi all’orizzonte, almeno al momento, se ne vedono gran pochi….
