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Tacchinardi, Pettinari e Cerci: gli auguri del 23 luglio

Il 23 luglio compiono rispettivamente 48, 37 e 36 anni tre ex senza un gran curriculum atalantino

Quello che passò alla Juve diciannovenne, quello fermato dal cuore quando era ancora sotto contratto e quello di passaggio che giocava col freno a mano al ginocchio smeniscato limitandosi alla festa grande nelle amichevoli in provincia del giovedì. Il 23 luglio è il giorno delle candeline sulla torta per tre ex atalantini del calibro di Alessio Tacchinardi (48 anni), Leonardo Pettinari (37) e Alessio Cerci. Tre che alla causa hanno potuto contribuire ben poco per ragioni differenti: 11 partite contate con Marcello Lippi, Francesco Guidolin e il tandem Andrea Valdinoci-Cesare Prandelli il primo, 20 con 2 gol e 14 con zero al quoto per gli altri due. Il primo e il terzo possono vantare rispettivamente 13 e 14 presenze azzurre a livello senior.

TACCHINARDI, DA PRANDELLI AL TETTO DEL MONDO. Il cremasco Tacchinardi, 187 centimetri di dinamicità e precisione in fondamentali come il passaggio e saltuariamente il tiro, nato tornante nelle giovanili nerazzurre dopo gli inizi nel Pier Giorgio Frassati e nel Pergocrema a casa sua e sviluppatosi come centrocampista centrale con escursioni non peregrine al centro della difesa, ebbe il battesimo del fuoco grazie al tecnico viareggino dei futuri trionfi bianconeri. 24 gennaio 1993, Atalanta-Ancona, risolta al novantesimo sul 2-1 da un altro bianconerazzurro come Paolo Montero, 68 minuti e poi spazio a Luigino Pasciullo. L’annata seguente, retrocessione in B e passaggio a Torino per 5 scudetti, 1 Coppa Italia, 4 Supercoppe Italiane, 1 Supercoppa Uefa, 1 Champions League, 1 Intercontinentale e 1 Intertoto prima di emigrare al Villarreal e di chiudere al Brescia quasi trentatreenne. Campione d’Europa Under 21 a Spagna ’96, 511 partite da professionista condite da 26 gol e 28 assist, memore dei primi successi da canterano: accoppiata consecutiva del titolo Allievi Nazionali-Primavera con la generazione dei Locatelli, dei Morfeo e dei Savoldi allevata da Prandelli, Viareggio Cup e Trofeo Dossena. Poca roba da mister, alla guida degli Allievi dei Cannibali giallazzurri e del Brescia, quindi Pergolettese a due riprese, Lecco, Crema, Fano e ancora Lecco, a spizzichi e bocconi.

CERCI, IL ROBBEN MANCATO. A Cerci da Valmontone (nativo di Velletri perché lì c’è l’ospedale), paragonato ad Arjen Robben dall’immaginifico e competentissimo Maurizio Pistocchi, invece, è sempre andata di traverso la dannata operazione in artroscopia del professor Pier Paolo Mariani il 23 aprile del 2008, quand’era in prestito al Brescia. Via il menisco mediale destro, ma anche il crociato anteriore aveva problemi, infiammato com’era. Giunto a Bergamo nell’estate del 2008 in prestito con diritto di riscatto per la metà e di controriscatto agli ordini di Gigi Delneri da esterno alto, in campo il figlio di Trigoria a volte pareva non avere gamba. Titolare contro Fiorentina e Juve dopo l’esordio atalantino contro il Chievo il 19 ottobre, non lasciò tracce di se stesso se non nelle partite d’allenamento qua e là a metà settimana. In una carriera interrotta nella primavera del 2021 ad Arezzo, del resto, storicamente gli ha detto bene anzi benissimo solo il Torino con quel 13 azzeccato in casella marcatori nel 2014 valsogli mezzo giro di corsa all’Atletico Madrid prima di tornare in Italia al Milan raggiungendo poi nella finestra invernale 2016 il futuro allenatore atalantino Gian Piero Gasperini al Genoa. Lì, 4 gol da ala pura in 11 partite, su 64 (58 passaggi vincenti) in 336 match che sono davvero pochini tra Roma (scudetto Primavera 2005), Pisa, Fiorentina, Hellas Verona, Ankaragucu in Turchia e Salernitana come altre stazioni di un viaggio giunto al binario morto.

PETTINARI, CUORE MATTO. Nel gennaio 2013, l’amara scoperta e la rescissione del contratto con la Dea cui è rimasto sentimentalmente legato, da protagonista seppur a sprazzi della risalita in serie A col Cola in panchina: sul ventricolo sinistro, tessuto cicatriziale e adiposo in luogo di quello muscolare. Genetica o miocardite mai scoperta? Sia come sia, l’esterno alto mancino che segnò al Vicenza e al Crotone sempre e solo a Bergamo, arrivato dal Cittadella in coppia con Matteo Ardemagni nel doppio colpo messo a segno dal direttore sportivo Gabriele Zamagna, col calcio giocato ha chiuso in prestito al Varese, memore degli sgoccioli in serie A in casa contro il Cagliari il 6 novembre 2011, 8 minuti e recupero come cambio di Jack Bonaventura. A Varese, assaggio di nerazzurro insieme al futuro acquisto Jasmin Kurtic per il tuttosinistro che stravede per Leo Messi e il modo di giocare del Barcellona. Pochissima roba, per uno così, ottimo crossatore e finalizzatore, 21 gol in 128 partite tra Sangiovannese, Reggina e Ravenna tra le altre. Nato ne Le Querce di Prato, è tornato ad allenarci all’incipit di una vicenda cortina di qua dalla riga di gesso: Fiorentina (la sua rampa di lancio verso i senior; vice dell’Under 17) e Athletic Calenzano le altre tappe. Tanti auguri.

leonardo pettinari

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