Il promettente centrale viareggino, zavorrato dagli infortuni, nel 2018 aveva fatto scalpore per la partecipazione al format d’intrattenimento/h4>
Dal Margine Coperta al Grande Fratello 2018 edition dopo apposita rescissione dal Real Forte dei Marmi-Querceta (serie D), passando per Stefano Colantuono e un sogno di grandezza lungo due spezzoni in maglia Atalanta. Matteo Gentili, viareggino che il 21 agosto spegne 34 candeline, di cui un paio da svincolato dopo l’ultimo triennio al Prato (aveva ripreso nel gennaio 2019 nella Pecciolese in Promozione) sempre tra i semipro, nella sua vita da calciatore e non solo s’è fatto mancare veramente poco. Bellina, piuttosto, la bacheca, specie nel vivaio: scudetti Allievi Nazionali e Berretti (2005 e 2006, mister Alessio Pala e Giuseppe Butti), un campionato di Prima Divisione tra gli Aquilotti (2012), 1 Coppa Italia di Lega Pro e 1 Supercoppa di Lega di Prima Divisione (idem), più l’argento europeo Under 19 in azzurro nel 2008 in Repubblica Ceca, ko in finale con la Germania
GENTILI, IL GRANDE FUTURO ALLE SPALLE. Uno dei tanti virgulti nerazzurri (Giampaolo Pazzini tra gli ultimi) sbocciati nella serra satellite di Antonio Bongiorni, classe ’89 come Jack Bonaventura e Michele Marconi (stessa scuola), Gentili, faccia da attore e fisico da fotomodello, ben difficilmente avrebbe potuto trovare spazio in mezzo ai vari Talamonti, Thomas Manfredini che della retroguardia era il regista, Pellegrino e Daniele “il Muro di Grumello” Capelli. Tanto più che faceva spesso crac. Cresciuto a casa sua nella ‘Centrolido National’, bazzicante a Massa e Cozzile fin da dodicenne, arriva a Zingonia quindicenne e pare bruciare le tappe: dalla stagione 2006-2007, in Primavera, 34 patite e 3 gol, quindi la prima convocazione del Cola. Solo due toccate con fuga: dal 67′, il 27 ottobre 2010, per Cristian Raimondi nel terzo turno di Coppa Italia contro il Livorno, una ventina di minuti prima del matchball ospite di Gaston Cellerino; il 29 maggio 2011 a Grosseto da subentrato all’84’ a Magnus Troest dopo la risposta di Caridi a Tiribocchi.
DALL’INFERMERIA AL GRANDE FRATELLO. Una carriera spesa un po’ ai margini tra uno sballottamento in prestito e l’altro, tra il Pergocrema dove la bua pesante è al malleolo, il Varese e, finite le chimere nella prima squadra bergamasca, lo Spezia, il Vicenza a due riprese con la Reggina in mezzo (da 2014 il cartellino passa di mano), la Carrarese e, a GF esaurito perché la fama da bellone è forse più effimera del calcio stesso, la ripartenza dalla Pecciolese. Interminabile, quasi da piccolo chirurgo, la lista delle noie fisiche: al malleolo sinistro (2008), tempo tre rivoluzioni terrestri, fa il paio la caviglia destra, interessata dalla frattura spiroide del terzo distale del perone destro con diastasi del mortaio; nel 2015 nel Lanerossi tocca il ginocchio. Vabbè, transeat: 133 partite, 13 gol e 4 assista da senior sono comunque durati di più del format d’intrattenimento più famoso. Tanti auguri.