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Il compleanno-amarcord di Gigi Delneri: il calcio spettacolo ante Gasp (highlights)

Due stagioni soltanto all’Atalanta, le più frizzanti in attesa della venuta del messia del calcio bergamasco: ecco Gigi Delneri

All’Atalanta c’è stato un Gasperini ben prima di Gasperini. 4-4-1-1 contro 3-4-1-2, moduli diversi ma filosofia col minimo comune denominatore su un duplice piano: il gioco lo facciamo noi e non gli altri, chiunque siano, e il palato del pubblico va solleticato fino a fargli venire l’acquolina. Il ritratto di Gigi Delneri da Aquileia, che il 23 agosto taglia il traguardo dei 73 con l’anagrafe. Un calcio champagne sorseggiato per poco, dal 2007 al 2009. Come oggi si vangano le corsie per il predominio territoriale, allora si volava sulle ali, da Antonio Langella a un riciclato del ruolo come Simone Padoin che ci avrebbe costruito un carrierone da rincalzo alla Juve, e poi Ferreira Pinto a destra e Cristiano Doni dietro Sergio Floccari dopo la lite con Riccardo Zampagna. L’ex tecnico friulano, sulla scia tattica di Stefano Colantuono, il fuggitivo di Palermo salvo rientrare alla base per riportare la squadra in A col ritorno al soglio di Antonio Percassi, ha fatto in tempo a farsi amare sotto le Mura. Vincendo pure due sfide da zebretta col successore alla lontana, il 3-1 a Bergamo l’11 dicembre 2016 e il 2-1 alla Dacia Arena il 29 ottobre 2017.

DELNERI, DAL CHIEVO ALL’ATALANTA. Il figlio dell’antica sede patriarcale non ha un sedile sotto le terga da quasi tre anni. Il 4 settembre 2020 c’è la panchina del Brescia, da cui viene sollevato di peso il 6 ottobre dopo due partite di campionato a ruota di quella in Coppa Italia, 1 pari e 2 ko. In precedenza, l’esonero di Udine, dov’era stato tra gli artefici del doppio salto da grande e raffinato centrocampista, il 21 novembre 2017. 48 e 47 punti, nono e undicesimo posto, 25 vinte, 20 pareggiate e 31 perse in campionato con 97 reti segnate e 104 subìte, a cui vanno aggiunti una vittoria (2-1 al Modena il secondo anno) e due ko in Coppa Italia (2-1 ad Ascoli, 2-0 in casa della Lazio): se fosse per i numeri, si rimarrebbe basiti davanti all’espressione calcio spettacolo. Reduce dalla quadrupla delusione al Porto senza nemmeno allenare in una partita ufficiale, alla Roma, al Palermo e al rientro al Chievo con retrocessione, se a Bergamo fece benissimo alla Sampdoria avrebbe fatto meglio, quarto posto e qualificazione ai preliminari di Champions League per andare in seguito alla Juventus dove sarebbe crollato insieme al crociato di Fabio Quagliarella.

DELNERI E IL CONCETTO DI MIRACOLO. Luigi detto Gigi va tuttora famoso per il miracolo della piccola squadra del borgo veronese, portata in A e quindi in Coppa Uefa all’inizio del nuovo millennio. Nella carriera su quella graticola che scotta, lui, Delneri, Mister Concetto per via della predilezione ossessiva per il termine, non volendo abbondare in metafore, era davvero in gamba. Sempre in grado di portare in alto chiunque: dalla C1 alla B la Ternana (1998), dalla C2 alla C1 le stesse Fere, (1996-1997), Nocerina (1994-1995) e Ravenna (1991-1992). 32 anni da mister: Opitergina, Pro Gorizia, Partinicaudace, Teramo, Novara, Nocerina, Empoli (vedi Porto, precampionato ’98), Genoa e Verona le altre compagini guidate. Almeno 900 gare dirette al di qua della riga di gesso, niente male.

DELNERI, SPETTACOLO ANCHE IN CAMPO. Massimo Giacomini, tecnico dell’Udinese del miracolo delneriano a pelo d’erba, una volta alla Gazzetta dello Sport fece il ritratto del Delneri centrocampista, un interno-regista dai piedi buonissimi dagli aumenti ponderali un po’ zavorranti: “Si allenava con più tute addosso, e nella concitazione della partita gli uscivano frasi incomprensibili”. Zebretta dal 1978 al 1980, Mister Concetto Delneri dava spettacolo col suo baffo chiaro: Spal, Foggia in compagnia con Nevio Scala, Novara, Sampdoria, Vicenza, Siena, Pro Gorizia e Opitergina (297 partite e 25 palloni in porta da professionista), laddove avrebbe cominciato da filosofo del 4-4-2 a esterni altissimi, le altre tappe a pelo d’erba. A Bergamo, capolavori come il 5-1 e il 3-1 al Napoli e lo stesso score contro l’Inter di José Mourinho. Rigorosamente nel futuro Gewiss Stadium, perché il suo calcio anti sparagnino in trasferta funzionava poco aprendosi troppo alle ripartenze secche. Nel palmarès, anche due dispiaceri inflitti alla Dea del Gasp, sui 10 totali “contro” (2 pari, 2 perse) con l’Udinese che l’avrebbe comunque cacciato senza pietà. Tanti auguri.

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