Tra due giorni Ottavio Bianchi spegnerà 80 candeline, sempre che sia possibile metterne tante assieme sulla fatidica torta. Il tecnico bresciano, ormai orobico d’adozione da circa 50 anni, si è concesso a L’Eco di Bergamo per una lunga intervista, definendosi: “Un uomo felice senza rancori, che nella vita ha lavorato sempre facendo quello che voleva. Una fortuna non da poco, in un mondo in cui il 75% delle persone è costretto a fare un lavoro che non gli piace”.
Noto nell’immaginario collettivo per essere stato il tecnico del Napoli di Maradona che vinse il primo Scudetto azzurro nel 1987, nonostante si sia sempre contraddistinto per la sua signorilità dice di esser stato: “Divisivo, perché non si può piacere a tutti”.
ATALANTA E DONADONI Non mancano, poi, tra le altre cose, i riferimenti al periodo nerazzurro. Prese la squadra nel suo periodo più buio, quando era arrivata la retrocessione in C1 e, parole della proprietà: “Bisognava tornare subito in B, altrimenti la società rischiava il fallimento”. Detto, fatto. Poi lanciò Roberto Donadoni, uno dei migliori esterni della storia recente del nostro movimento: “In allenamento l’ho affidato alle cure di Smidaro, uno che non guardava in faccia nessuno. Gli bastò entrare in un meccanismo mentale differente per adattarsi al calcio dei grandi. Già nelle giovanili si vedeva che era il più bravo di tutti”.